Chieti: tribunale nell’ex San Camillo, c’è il “No” del Comitato

Dal Comitato Cittadino per la salvaguardia e il rilancio della città di Chieti arriva un fermo “No” per il Tribunale nell’ex ospedale San Camillo

Sarà organizzato un convegno per riflettere sull’argomento. Intollerabili i ritardi per il recupero delle caserme Bucciante e Berardi. Di seguito il testo del comunicato diffuso dal Comitato.

Il Comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio della città di Chieti non può che dirsi contrario a ogni ulteriore delocalizzazione delle ultimissime sedi istituzionali che ancora insistono nel centro storico cittadino, a partire dalla prevista realizzazione in sette anni della “Cittadella della Giustizia” nell’ex Ospedale “San Camillo”. Un “trasferimento” che comporterebbe l’abbandono dell’attuale Tribunale di piazza San Giustino – recuperato con una spesa di otto milioni di euro tra adeguamento sismico e ristrutturazione e inaugurato il 14 dicembre 2017 – nonché lo svuotamento di altri due edifici che, in pieno centro, ospitano la Procura della Repubblica, in via Spaventa, e l’Ufficio del Giudice di Pace in piazza Malta, con conseguente, inevitabile chiusura di ulteriori esercizi commerciali e studi professionali. Tutto questo in alternativa a un progetto da tempo proposto dal Comune, e ribadito con l’approvazione di una mozione da parte del Consiglio comunale nella seduta del 5 agosto 2024.

Una contrarietà inevitabile, a fronte della attuale situazione della città. Dalla seconda metà degli anni ‘90 ad oggi Chieti ha perso circa 6 mila abitanti, con un decremento nella parte alta del colle di qualcosa come 10 mila unità residenziali. Un fenomeno ben noto a quanti vivono e operano nel centro storico dove perdite di funzioni, chiusure di esercizi, “svuotamenti” di palazzi stanno progressivamente “desertificando” quello che era il principale punto di aggregazione cittadino.

È, questo, il risultato di una mancanza di visione e progettualità nei decenni trascorsi di quello che avrebbe dovuto essere, nell’emergente area cosiddetta metropolitana, il futuro del nostro capoluogo, attualmente caratterizzato da una identità bipolare.

Vogliamo sottolineare in particolare due aspetti: una importante redistribuzione dell’assetto urbanistico (inoltre a lunga gittata temporale) non può essere il risultato di scelte non incardinate in una pianificazione urbana e non condivise con il territorio e, in particolare, con chi lo rappresenta al primo livello istituzionale, a prescindere dal colore politico; una simile delocalizzazione degli uffici giudiziari dal centro storico sarebbe un colpo forse definitivo per la città storica.

Riguardo alla prospettata destinazione dell’edificio di piazza San Giustino all’Università, riteniamo che tale ipotesi (a circa un decennio anni di distanza e al di là di ogni altra considerazione) non possa che costituire un auspicio e non una certezza, in quanto i vertici della Regione e dell’Università sono sottoposti a ovvi avvicendamenti.

Non possiamo, inoltre, non ribadire che, anche e soprattutto per arginare il fenomeno del depotenziamento della città storica, venne avviato il progetto di recupero delle caserme dismesse (esempio di rigenerazione urbana), fiorito in seguito alle iniziative promosse da questo Comitato con il lancio della petizione popolare che raccolse nel 2014, in appena 4 settimane, oltre ottomila firme per la nuova biblioteca De Meis nell’ex ospedale militare.

Se pensiamo che il termine ultimo per il completamento dei lavori nelle due caserme coinvolte (Bucciante e Berardi) era previsto per il 31 dicembre 2019 e che ad oggi, invece, di tutte le opere in programma, è stata completata e consegnata solo la sede del Liceo Masci, non avendosi conoscenza, almeno da parte dell’opinione pubblica, di quali siano i nuovi tempi di ultimazione, sarebbe bene che le forze politiche e istituzionali trovassero unità di pensiero e d’azione per rimuovere quanto si frappone al raggiungimento degli obiettivi previsti.

Da parte nostra, nell’ambito delle nostre prerogative di cittadinanza attiva, andremo a promuovere una iniziativa pubblica, nei tempi necessari per un’ampia adesione di tutte le istituzioni coinvolte, per un incontro su questi temi aperto a tutti.

Paolo Durante: