Due tartufai a processo in Tribunale a Chieti. Rischiano l’arresto fino ad un anno o l’ammenda fino a 6mila euro, e sarebbe il primo caso in Italia
Danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale, distruzione o deturpamento di bellezze naturali sono le accuse nei loro confronti dopo le denunce dei Carabinieri Forestale di Villa Santa Maria scattate nel 2022.
I due tartufai sono stati sorpresi dai militari mentre praticavano la zappatura per cercare tartufi. La pratica è vietata dalla legislazione italiana in quanto è considerata fortemente dannosa per il patrimonio naturale. Nel 2021 l’Unesco ha dichiarato “La Cerca e Cavatura del Tartufo in Italia: Conoscenze e pratiche tradizionali” patrimonio immateriale dell’Umanità sulla base della Convenzione Unesco del 2003 (sui beni immateriali). Per l’Italia e l’Abruzzo (una delle prime regioni produttive in Italia) e non solo per i tartufai, è un riconoscimento molto importante. Lo Stato italiano, oltre a recepire la Convenzione, ha emanato norme di tutela e fruizione dei siti materiali e degli elementi immateriali iscritti nella lista del patrimonio Unesco.
La tutela delle aree tartufigene naturali trova la sua ragione sia nell’importante ruolo socio-economico svolto dal tartufo, soprattutto nelle aree montane e collinari marginali d’Italia, sia nel suo ruolo ecologico ambientale. Il Tuber magnatum (tartufo bianco pregiato), ad esempio, oltre ad integrare il reddito famigliare in talune aree rurali, assume oggi notevole valenza ambientale per le sue problematiche di coltivazione e per occupare nicchie specifiche in ambienti umidi di rilievo ecologico.
La necessità di tutelare il tartufo, in rapporto alla contrazione degli areali produttivi dei tartufi più pregiati impone pertanto l’urgenza di intervenire con strumenti normativi, di pianificazione e di intervento diretto per conservare e garantire la rinnovabilità di questa risorsa nei boschi e negli altri habitat naturali di produzione del tartufo.
I controlli eseguiti dai carabinieri della Stazione forestale di Villa Santa Maria, nella scia dell’attività svolta sulla raccolta commercializzazione dei tartufi in aree particolarmente “sensibili” della Provincia e contro quindi le condotte illecite perpetrate a danno del patrimonio tartuficolo.
Le due denunce ai due tartufai che tra pochi giorni compariranno davanti al giudice in Tribunale a Chieti si aggiungono alle sanzioni amministrative, per un totale di 80mila euro, che hanno comportato, in qualche caso, la revoca del tesserino di idoneità.
La distruzione “compulsiva” della tartufaia, finalizzata a raccogliere quanto più possibile di prodotto, persino immaturo o di qualità scadente, apre la strada anche a lucrose frodi nella fase di trasformazione del tartufo stesso. Inoltre, in questi ultimi anni, particolare attenzione è stata posta dai militari agli aspetti legislativi che regolano la commercializzazione del prezioso fungo ipogeo, che si è tradotta in 15 sanzioni amministrative per un importo complessivo di 25mila euro e relativa diffida per omessa/errata comunicazione annuale alla Regione delle quantità commercializzate.
