Legambiente chiede alla Regione azioni concrete per arginare il problema della presenza massiccia di cinghiali in Abruzzo ed annuncia una class action contro i responsabili.
In seguito all‘allarme lanciato dal coordinamento dei sindaci in Val di Sangro per la presenza devastante degli ungulati anche l’associazione ambientalista sollecita la Regione e sta verificando la possibilità di mettere in campo azioni risarcitorie contro i responsabili del disastro attuale e a mettere in campo una richiesta di class action.
Nelli Luzio spiega che i danni causati sono di carattere economico e sociale, oltre che di carattere ecologico, e sono dovuti ai ” continui danneggiamenti delle colture agricole, incidenti, causati dai cinghiali, hanno innescato crescenti ostilità alla presenza della fauna selvatica in generale e insofferenza da parte della comunità residente e da parte degli operatori economici agricoli e turistici. La gestione inadeguata della fauna selvatica nella nostra Regione, oltre a dilapidare soldi pubblici e minacciare la conservazione della biodiversità, ha provocato una sovrappopolazione di cinghiali come conseguenza diretta di politiche venatorie fatte ad esclusivo vantaggio dei cacciatori. Sono i cacciatori i responsabili di questa situazione e non saranno certo loro, o le loro proposte inaccettabili di esclusivo carattere venatorio, a risolvere i problemi che agricoltori e cittadini comuni devono affrontare.
Diciamo basta a una gestione esclusivamente venatoria del cinghiale e chiediamo di mettere in atto un modello innovativo per il controllo di una specie dannosa per l’agricoltura, ma anche per la biodiversità perché è una specie invasiva che meglio si adatta ai cambiamenti climatici a scapito di altre specie più sensibili e di maggiore valore ecologico. Servono piani di gestione della specie conformi alle linee guida emanate dall’ISPRA che prevedono sia il selecontrollo, per mezzo di personale formato e autorizzato, che le catture con l’utilizzo di gabbie o recinti, e per questo consideriamo sbagliato il ricorso alla tecnica della braccata proposta dai sindaci. La gestione della fauna selvatica è completamente nelle mani dei cacciatori, sono loro che decidono dove, come e quando cacciare. Gli ATC sono da riformare, perciò speriamo che anche gli agricoltori ne prendano come noi le distanze uscendo dai consigli di gestione. Per il sovrappopolamento del cinghiale devono essere gli stessi ATC a pagare i danni causati dalla fauna selvatica in eccesso.
Questa nostra convinzione nasce dalla presa d’atto della recente decisione del Consiglio di Stato, pubblicata il 5 luglio 2018, che addossa ai cacciatori l’onere risarcitorio dei danni prodotti dalla fauna selvatica alla produzione agricola e zootecnica”.