L’assessore regionale Pepe, in merito all’emergenza cinghiali in Abruzzo , ha inviato una lettera al mondo venatorio annunciando un piano faunistico.
In merito all’emergenza cinghiali in Abruzzo l’assessore regionale alle politiche agricole Dino Pepe afferma in una lettera inviata al mondo venatorio che esiste un grido di dolore che impone responsabilità e concretezza delle Istituzioni obbligate a lavorare per trovare soluzioni tangibili e reali, nell’ambito del rispetto della normativa vigente .
Nella lettera si legge che “Un “grido di dolore” che ci siamo imposti di contribuire ad attenuare attraverso le uniche armi che conosciamo: il lavoro, il dialogo e il rispetto delle regole. Per fare questo è necessario il sostegno del mondo della caccia, degli ATC, degli agricoltori, delle associazioni di categoria, dei cittadini, che ci chiedono soluzioni concrete; che prevede il necessario coinvolgimento dei sindaci e dei prefetti, che per noi rappresentano un punto di riferimento prezioso per capire il disagio che si avverte nelle realtà decentrate. Con convinzione proseguiamo per la nostra strada, accelerando il passo, se possibile, perché ogni ritardo nell’azione di contrasto, soprattutto nel periodo in cui è necessaria la massima tutela del seminato, vale a dire mandare in rovina un anno intero di sacrifici di una impresa; significa mettere a repentaglio la vita delle persone ed ogni giorno in cui vengono intralciate le attività messe in campo dal “protocollo concreto di intervento” significa alimentare questa minaccia. Per anni si è consolidato un sistema deludente, incapace di soddisfare le perdite degli agricoltori, di attivare una valida programmazione di monitoraggio e controllo della popolazione dei cinghiali e di salvaguardare, cosa ancora più importante, le vite umane e la pubblica incolumità. Sulla tematica dell’emergenza cinghiali ci siamo mossi con i competenti Uffici regionali che, a seguito della riorganizzazione, sono stati implementati di necessarie ed adeguate figure tecniche, predisponendo ed attuando una strategia d’azione ampiamente condivisa con tutte le componenti. Per ridurre gli impatti della specie sul territorio regionale ritengo, senza tema di smentita, che siano state incluse, in detta strategia, tutti gli strumenti in possesso della Regione ma abbiamo la convinzione che sia necessario da parte di tutti, a partire dalle Istituzioni, un ulteriore sforzo. Ora ci troviamo in un momento cruciale della “nuova organizzazione del sistema venatorio in Abruzzo” perché il legislatore ha inteso modificare le dinamiche da sempre insite nella gestione e nella organizzazione dei rapporti tra gli attori principali di questa vicenda. Porteremo avanti le battaglie che, attraverso il dialogo, ci sono state presentate come prioritarie: maggiore trasparenza ed eliminazione di coni d’ombra nell’amministrazione della “cosa pubblica”, preminenza degli interessi di tutti, procedure di evidenza pubblica e rispetto delle normative. La caccia di selezione tutto l’anno, ovvero la possibilità per i cacciatori coordinati dagli Atc, di prelevare il cinghiale anche al di fuori del canonico periodo di caccia, consentendo di abbatterli anche nei periodi di maggior danno alle produzioni agricole, è stata una scelta che intendiamo difendere con determinazione. Così come la modifica al Regolamento degli ungulati che ha riaperto la caccia in squadra anche nelle aree non vocate. Territori, questi, in cui, malgrado la presenza massiccia della specie nelle aree coltivate, questo tipo di caccia era paradossalmente vietata nel precedente testo. Abbiamo avviato i lavori per la predisposizione del nuovo piano faunistico venatorio regionale, fermo al 1992 che è lo strumento essenziale di programmazione e pianificazione faunistico-venatorio. Con atto deliberativo n. 823/2016 abbiamo predisposto le linee guida sulla filiera delle carni di fauna selvatica, necessarie per l’attuazione di un intervento specifico del PSR 2014/2020 (bando che verrà pubblicato nei prossimi giorni) sulle micro filiere. Questi provvedimenti daranno un importante impulso alla valorizzazione ed alla commercializzazione di queste carni, ampiamente disponibili soprattutto durante l’attività venatoria sul nostro territorio con l’attivazione dell’attesa svolta di trasformare questa calamità in risorsa. Gli interventi attuati, fino ad oggi e nel loro complesso (compresa la caccia in braccata), hanno consentito di abbattere circa 10.000 cinghiali con una probabile evidente ricaduta positiva in termini di riduzione del danno e conseguente riduzione della spesa pubblica regionale. I dati definitivi saranno forniti nei prossimi mesi, allorquando gli ATC presenteranno il piano di assestamento faunistico per il cinghiale. Per quanto concerne gli specifici dati degli abbattimenti relativi alla sola caccia di selezione, attivata da solo un anno, si evidenzia una distribuzione territoriale degli abbattimenti molto eterogenea che lascia trasparire una ampia differenza circa il diverso impegno profuso dai singoli Enti attuatori e dal mondo venatorio. Lo faremo, come sempre, attraverso un dialogo fitto e costruttivo con tutti coloro che credono in questo percorso, convinti come siamo della necessità di cambiare rotta rispetto al passato”.