Cinghiali nel teramano: imprese rischiano la chiusura

Nell’incontro con l’assessore regionale Pepe appello di Coldiretti sui danni arrecati alle imprese agricole del teramano dai cinghiali.

La presenza di fauna selvatica e di un gran numero di cinghiali in Abruzzo , e in particolare nel teramano, è un problema che deve essere affrontato in modo risolutivo. Nuovo appello di Coldiretti Teramo ribadito anche in occasione dell’incontro con l’assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe tenuto questa mattina a Teramo, negli uffici del Sipa.

Massimiliano Volpone direttore Coldiretti Teramo afferma che “Nel presentare all’assessore le incredibili e sconfortanti risultanze dell’azione distruttiva di questi animali ormai presenti in numeri e dimensioni al di sopra di ogni accettabile equilibrio naturale, abbiamo voluto che proprio alcuni titolari di imprese agricole locali portassero la loro testimonianza. In altre province gli stessi Sindaci stanno mettendo in campo azioni senza precedenti su questo tema che ormai ha raggiunto livelli altissimi di drammaticità non soltanto per i guasti che subiscono le aziende, ma anche per i rischi che corrono tutti i cittadini!”. Secondo Volpone tutti i tentativi finora messi in atto per arginare il fenomeno non sono risultati efficaci tanto che nel periodo appena trascorso, quando gli agricoltori dovrebbero raccogliere i frutti del loro duro lavoro, in molti hanno potuto solo constatare la devastazione dei campi coltivati. “Fra l’altro” aggiunge il Direttore “con la soppressione delle Province il già farraginoso iter per i rimborsi, peraltro tardivi e insoddisfacenti, ha subìto un forte rallentamento che aggiunge al grave danno anche l’amara beffa. L’Assessore Pepe, pur conoscendo molto bene il problema, è rimasto colpito dai rapporti degli imprenditori ed ha assicurato il proprio rinnovato impegno nel trovare una soluzione all’annoso problema accettando di prendere in esame le proposte di Coldiretti “.

LE PROPOSTE DI COLDIRETTI:

–        modificare del regolamento regionale per rivedere le zone “non vocate”;

–        rivedere e riconsiderare le zone a riserve e parchi e relative norme;

–        ricondurre con ogni mezzo possibile il numero della fauna a quello “sopportabile”;

–        effettuare la rotazione obbligatoria delle squadre di cacciatori;

–        assicurare il risarcimento (non l’indennizzo) dei danni in modo puntuale, completo con parametri e tabelle aggiornate ed univoche;

–        responsabilizzare gli ATC sulle materie in oggetto;

–        emettere regole regionali chiare ed uniformi (unica e vera  “politica” faunistica e venatoria);

–        ridiscutere la decisione di assoggettare al regime del “de minimis” i rimborsi;

–        rendere operativi gli impegni entro il corrente anno.

Gigliola Edmondo: