Coronavirus Abruzzo: Confartigianato “Liberiamo le colombe”

Confartigianato lancia la campagna ‘Liberiamo le colombe’ e scrive ai Prefetti di Chieti e dell’Aquila per chiedere la riapertura immediata delle pasticcerie artigianali che, sono state chiuse per l’emergenza coronavirus.

L’associazione degli artigiani spiega che con il Dpcm dell’11 marzo sono state inquadrate sotto il codice Ateco della ristorazione, “pur trattandosi di attività artigiane di produzione e che invece sono state ingiustamente assimilate agli esercenti attività di bar e, quindi, obbligate alla chiusura”.

Confartigianato evidenzia che si tratta di “Una chiusura che, secondo un recente studio dell’associazione, in Abruzzo, in vista della Pasqua, comporta un danno stimato in 14 milioni di euro, 12 dei quali di perdite di fatturato e due legati al deperimento di parte delle materie prime acquistate prima del lockdown in previsione della produzione per le festività.

Si tratta di un settore che a livello regionale coinvolge 587 imprese di pasticceria e gelateria, in cui lavorano 1.878 addetti. Un settore caratterizzato da un’elevata vocazione artigianale, con oltre 360 imprese artigiane che si stima rappresentino il 62,6% del comparto”.

Nella lettera i presidenti di Confartigianato Chieti L’Aquila Francesco Angelozzi e Christian Corrado scrivono: “Abbiamo sempre sostenuto che si è trattato di una errata interpretazione della ratio del provvedimento volto ad impedire eventuali assembramenti nei locali dove si svolge l’attività, ma solo nel caso in cui vi fosse un consumo sul posto o una somministrazione di prodotto e non laddove vi sia il semplice asporto, come nella maggioranza delle attività in questione”.

Nella lettera si legge inoltre che “Nel contempo, infatti, lo stesso Dpcm consente ad altri esercizi commerciali di vendita al dettaglio, nel rispetto delle misure di prevenzione, di proseguire l’attività anche con possibilità di asporto dei prodotti analoghi, prevalentemente industriali, a quelli realizzati dalle imprese artigiane.

Si tratta di una palese discriminazione che avvantaggia alcuni operatori a sfavore delle imprese da noi rappresentate determinando in questa situazione, che è già di estrema difficoltà, un forte danno economico in uno dei periodi dell’anno nel quale viene realizzata buona parte del fatturato annuo.

Come estrema ratio, essendo il Governo rimasto sordo finora alla nostra richiesta di rimuovere questa ingiusta discriminazione per ottenere la dovuta equiparazione dell’attività artigiana di vendita per asporto a quella prettamente commerciale”, con l’obiettivo di “rimuovere questo ingiustificato impedimento all’attività di tanti artigiani e piccoli imprenditori”.

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