I Premi Flaiano e NordSud ricordano Luis Sepulveda, morto all’età di 70 anni dopo aver contratto il covid 19. Lo scrittore cileno aveva ricevuto a Pescara i rispettivi riconoscimenti nel 1993 e nel 2013.
Anche i Premi internazionali “Ennio Flaiano”, nati grazie al compianto Edoardo Tiboni ed ora presieduti dalla figlia Carla, piangono la scomparsa dello scrittore, poeta, giornalista, sceneggiatore, regista ed attivista cileno, naturalizzato francese, Luis Sepulvida morto a causa del coronavirus.
In una nota si legge :”La gioia di ieri per McCurry, lascia il posto oggi alla tristezza per la morte del grande scrittore Luis Sepulveda Premio Flaiano per la narrativa nell’edizione del 1993.
Lo ricordiamo così, e di come lo conoscemmo: “Si aggirava tra la gente un giovane scuro di pelle, con la barba un po’ incolta, sorridente e impacciato. Vestiva un abito bianco che lo distingueva ad uno sguardo lontano. Quando prese posto tra i premiati molti si chiesero chi “fosse costui”.
Il suo nome era Luis Sepúlveda, scrittore cileno dalle grandi speranze. Il romanzo per il quale sarebbe stato premiato di lì a poco, “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”. Più che un romanzo, era un lungo racconto che muoveva da un rapporto tra l’uomo e l’animale, sulle orme di Melville e del capitano Achab. Stavolta l’ambiente era la foresta amazzonica dove un vecchio uccideva una femmina di “tigrillo” in cerca di vendetta”.
Il Premio internazionale NordSud, creato dalla Fondazione Pescarabruzzo, perde uno dei più prestigiosi interpreti della narrativa contemporanea presenti nel proprio albo d’oro, Luis Sepúlveda”.
Lo scrive il Premio. “Intervenuto alla cerimonia di premiazione nel 2013, Sepulveda aveva lasciato alla platea pescarese una toccante interpretazione del concetto di “Contemporaneità”, profondamente intrisa del senso di mutevolezza dell’esistenza che tutta la sua biografia riflette:
La mia è una idea di contemporaneità – aveva detto – che non si ferma solo con il discorso intellettuale, ma che fa pensare alla contemporaneità come alla parola detta che viene portata via dal vento, perché parte dalla mia cultura del Sud. E così quando torno nel mio Paese, il Cile, nel profondissimo Sud del Mondo, chiamato Patagonia, la terra che io amo, mi piace assistere al “concorso della bugia”. Arrivano i contadini, i gauchos dalla parte argentina della Patagonia, dalla Terra del Fuoco, anche dall’Uruguay. Sono cantori di bugie.
Le storie raccontate non vengono scritte né registrate, ma semplicemente vengono raccontate, lasciando che queste parole vengono portate via dal vento. Viene organizzato anche un altro concorso che mi piace molto, di poeti popolari, che si sfidano tra di loro con versi improvvisati. Anche in questo caso la recitazione non viene trascritta né registrata. Non si scrive, non si filma, ma si lascia che la parola venga portata via dal vento”.
Capace di imporsi fin dall’esordio nella scena della letteratura latino americana, aveva posto la scrittura a fondamento consapevole di un’esistenza libera. La sua appartenenza ad una tradizione straordinaria, in cui la storia politica della sua terra si intrecciava indissolubilmente con la biografia individuale, aveva reso la sua avventura letteraria di primissimo piano per originalità e importanza.
Era stato premiato per l’antologia “Ingredienti per una vita di formidabili passioni” (Guanda 2013), un libro che rappresenta come lui stesso ha detto, il Sud del mondo. Vi restano descritte le passioni umane e intellettuali di una vita, le conversazioni con i contemporanei, amici e grandi “maestri” tra i quali Neruda. Saramago, Tonino Guerra. Marquez. “Rinascerà la parola portata via dal vento- terminava il suo intervento – in un’altra lingua, con l’intenzione, una bellissima intenzione, di esaltare, di condividere un tempo di creazione. Un tempo di poesia. Per me è questa la più bella idea della contemporaneità”.