Coronavirus, pubblichiamo questo toccante appello di una nostra telespettatrice: “Insieme ce la faremo anche nel segno di chi non c’è più”.
“Ce la faremo, andrà tutto bene”, senza se e senza ma. Per forza di cose dovremo farcela a uscirne fuori. Fuori da questa guerra subdola: ogni guerra è micidiale, quella che hanno subito i nostri nonni, i nostri bisnonni, i nostri padri. Ma questa è una guerra più subdola, perché il nemico è cinico, perché invisibile, non lo vediamo. Non sappiamo se è vicino a noi, ai nostri cari, paradossalmente se è dentro di noi. L’unica cosa che sappiamo è che ha un nome “Covid 19”, anche se abbiamo iniziato a conoscerlo come Coronavirus, un virus che di regale ha ben poco. Amiche e amici abruzzesi desiderosi, come me d’altronde, ogni giorno, di conoscere numeri e dati anche se dietro a questi numeri e a questi dati ci sono donne, uomini, storie, tragedie e speranze: è stato un fulmine a ciel sereno che ci ha resi consapevoli delle nostre fragilità ma che forse ci ha reso anche migliori, in un certo senso, riscoprendo quel senso civico e di solidarietà che avevano accantonato, eccetto qualcuno che forse non ha capito la serietà della situazione. È il momento di ritrovarci uniti seppur nella distanza, e aprire quel cassetto in cui avevano lasciato l’altruismo, il rispetto, la condivisione seppure ora distanti per legge, la solidarietà e l’umanità. Le armi in questa guerra le abbiamo anche noi, sono pacifiche: il rispetto delle regole che ci sono state imposte non come punizione ma come tutela. Stiamo a casa. Usciamo una volta sola per la spesa e una persona per famiglia. Usciamo solo per motivi di emergenza o per andare in farmacia o al lavoro dove non sia possibile quello da casa. Non lasciamo che i bisogni dei nostri amici a quattro zampe diventino pretesto di passeggiate o jogging chilometrico. Ce lo impone il Governo, ce lo impongono i sindaci ma soprattutto la nostra coscienza. Non voglio fare la maestrina perché questo vale per me in primis. E poi ci sono gli eroi, sì gli eroi, e qui non abuso utilizzando questa parola: chi combatte ogni giorno in prima linea, con mezzi spesso scarsi e tra mille difficoltà, i medici, gli operatori sanitari, i volontari che con tute quasi spaziali di protezione affrontano l’ignoto, eventuali casi Covid e oltre a cercare di essere razionali e tranquilli loro stessi devono anche tentare di rassicurare i potenziali malati guardandoli nei loro occhi spaventati. Io stessa mi chiedo, ma chi glielo fa fare? Medici operatori sanitari rispondono, è semplicemente il nostro lavoro mentre i volontari dicono, il sentirsi utili, il dare un senso alla vita. Mai come ora il giuramento di Ippocrate è nobilitato dal lavoro svolto dai medici in prima linea anche a costo del bene più prezioso, la vita. Dietro ognuno di loro c’è poi una famiglia da tutelare e che magari vedono lo stretto necessario. Il mio grazie va a loro: medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, protezione civile, forze dell’ordine e a tutti coloro che in questi giorni vanno a lavoro per garantire i servizi essenziali e non far paralizzare l’Italia. Gli italiani sono un popolo che nei momenti di necessità riesce comunque a dimostrare la propria forza, la voglia di non arrendersi, la voglia di riscatto e di mettere da parte il luogo comunque di lavativi o furbi, certo c’è gente che non rispetta le regole ma fa il comodo suo. È vero che ci sono quelli che non hanno ancora capito niente: mi rivolgo a voi, oltre a sanzioni pesanti, farete presto i conti con la vostra coscienza. Ricordate, se mai avete un barlume di ragione, che con i vostri comportamenti mettete a rischio non soltanto gli altri ma anche voi stessi, quindi non fate i furbi, perché di furbo c’è ben poco. Abruzzesi, fratelli miei, gente tosta di mare e di montagna, siamo risorti dalle macerie delle guerre, del terremoto, di tragedie come quella di Rigopiano, restiamo umani e uniti ora più che mai, rispettiamo la legge anche per chi rischia la pelle per curaci. Riscopriamoci forti come le montagne e gentili come il nostro mare quando è calmo e rassicurante. Siamo poco più di una metropoli, una regione – città, figli della stessa terra e dello stesso cielo. Ringrazio anche voi amici di Rete8 perché ci fate compagnia e ci tenete aggiornati. Non voglio dilungarmi. Pensateci. Insieme, stavolta, si vince. E quando questo incubo sarà finito, succederà qualcosa che noi non abbiamo vissuto come i nostri padri e i nostri nonni: finita la guerra si gioisce e si piangono i morti. Ecco, rispettiamo le regole anche per loro, per chi non è sopravvissuto al virus e che non ha avuto nemmeno la possibilità di guardarlo negli occhi, il mostro. Il virus ti toglie anche la dignità della morte. Potevamo muoverci prima certo, forse si è sottovalutata la situazione ma ora i se e i ma non servono. Sarà il virus fantasma a non sopravvivere se tutti noi uniamo le forze, uscirà allo scoperto e funzioneranno sempre più i farmaci con cui si sta cercando di curare i pazienti e che lasciano spazio a speranze e magari trovare un quantomai benedetto vaccino. Ai volontari sanitari delle varie associazioni insegnano che la paura è la loro migliore amica purché non se ne venga soggiogati, perché insegna a tenere comportamenti prudenti e corretti che mettano al sicuro loro stessi e i pazienti. Che serva di monito anche a noi. Ah, dimenticavo, ho un amico medico, pescarese, lavora con i casi Covid in Lombardia e i suoi racconti sono da brividi ma allo sconforto subentra la forza di veder pazienti guariti. Le immagini dei carrarmati di Bergamo ci insegnino che la vita è una ed è sacra. Il pensiero è rivolto a chi non c’e più e alle loro famiglie. Pensiamoci, pensateci. Come i bambini: “Ce la faremo” ma dipende anche e soprattutto da noi. Credo che ne usciremo migliori. E il mondo tornerà a girare dalla parte giusta. Un abbraccio a tutti gli Abruzzesi. Ritroveremo i nostri cari lontani, ci ricongiungeremo a familiari e amici, riprenderemo in mano la quotidianità e soprattutto capiremo quanto sia importante la Libertà . Torneremo a parlare col mare, a fare eco alle montagne, torneremo ad abbracciarci, a dire ti voglio bene, saremo meno egoisti e più responsibili, torneremo al caffè al bar la mattina, a riempire nuovamente di colori, voci, luci le strade. Ma ora è il tempo dell’attesa e più ci conporteremo da persone sagge e più l’attesa diventerà breve. Certo non bisognerà mai abbassare la guardia ma seguire i consigli di medici e scienziati, alla lettera le regole dettate dal Governo e dai sindaci e dal nostro buon senso. Torneremo a quel simbolo di regione verde, bagnata dal mare, asciugata dal vento, protetta dai monti e alle sue mille iniziative e a far tornare turisti, accendere di nuovo le città, aprire i dipinti dei borghi. Ma per questo ci sarà tempo. Mare e monti, restano lì ad aspettarci magari noi più rispettosi. Ora non ci resta che vivere questo tempo sospeso, quanto durerà non lo sappiamo ma alla fine potremo dire: ne è valsa la pena, e anche chi non c’è più riavrà la sua dignità. Mi scuso, ma ho scritto questa nota col cuore e di getto. Torneremo a sorridere. Sonia da Pescara, #andràtuttobene amici abruzzesi e italiani.