Nuovo grido d’allarme dei ricercatori del Cotir di Vasto sulla crisi del Centro di ricerca.
Un nuovo appello è stato lanciato oggi dai ricercatori del Cotir, il Consorzio per la divulgazione e la sperimentazione delle Tecniche Irrigue di Vasto che tornano a segnalare la crisi profonda del Centro di ricerca, il rischio di sperpero di soldi pubblici già investiti e il mancato pagamento degli stipendi da ormai 32 mesi.
In un comunicato i ricercatori spiegano che “Si tratta di una struttura totalmente Regionale con 40 ettari di azienda agricola sperimentale, serre, laboratori di ricerca con strumentazioni all’avanguardia come la risonanza magnetica nucleare utilizzata per la caratterizzazione delle matrici alimentari (una sorta di DNA degli alimenti). Le attività del centro di ricerca spaziano dalla sperimentazione agronomica, alle bioenergie, alla caratterizzazione agroalimentare e alla gestione della matrice ambientale in termini di impatti derivanti dalla non corretta pratica agronomica e da un uso non sostenibile dei prodotti fitosanitari. I ricercatori e lavoratori del Cotir, vincitori di un concorso pubblico, sottolineano come da ormai ben 32 mesi non percepiscano lo stipendio. Nonostante le numerose opportunità di progetti Europei i ricercatori non hanno la possibilità di presentarli in quanto la struttura è in liquidazione e quindi ineleggibili. Tutto questo per l’incapacità della Regione Abruzzo che a chiacchiere esalta la ricerca ma nei fatti ci sta facendo morire di morte lenta. Siamo oramai in terapia intensiva. La regione ci ha messi in liquidazione nel 2014 con l’intento di far nascere un unico centro regionale insieme ad altri due istituti….ma nulla è accaduto nonostante sono stati nominati 4 commissari liquidatori che hanno nei fatti contribuito ad indebitare la struttura non mettendo in campo nessuna azione di contenimento di costi. A breve ci staccheranno anche la corrente e molte strumentazioni verranno irreparabilmente danneggiate, strumentazioni acquistate con soldi pubblici che ora la regione per incuria lascia deperire così come tutta la struttura che senza una adeguata manutenzione sta andando in malora”.