Ieri nell’area metropolitana di Pescara si è registrato il record di variante inglese del Covid, riconducibile al 65% dei contagi.
La provincia di Pescara, insieme a quella di Chieti, è in zona rossa dal 14 febbraio. A preoccupare è l’area a metropolitana, dove – secondo le ultime stime del laboratorio di Genetica molecolare dell’Università di Chieti – la variante inglese del Covid sarebbe riconducibile al 65% dei contagi, percentuale in aumento rispetto ai giorni scorsi.
“La variante è ora dominante” ha detto il direttore della struttura, Liborio Stuppia, secondo il quale nella zona serve un “lockdown duro”. Si tratterebbe di una delle aree d’Italia in cui la variante sta circolando di più. I nuovi casi registrati in provincia di Pescara sono 308, dato che supera il record precedente di 303 del 6 febbraio. Dei nuovi positivi 67 hanno meno di 19 anni. A livello provinciale, dopo Pescara c’è Chieti, con un incremento di 119 contagi (34 dei quali relativi ad under 19). La località con più nuovi casi è Pescara, con 105 contagi. Seguono gli altri comuni dell’area metropolitana, tra cui Montesilvano (47), Chieti (34), Cepagatti (28), Francavilla al Mare (21).
“La variante inglese sta letteralmente mangiando viva la precedente. – aggiunge Liborio Stuppia, direttore della Genetica molecolare Test Covid-19 dell’Università di Chieti, individuata dalla Regione Abruzzo per il sequenziamento del virus – Difficile individuare le cause, ma la variante cresce in modo esponenziale e sta diventando dominante. Le decisioni finali spettano alla politica, ma in questa zona servirebbe un lockdown duro”.
Del resto la variante inglese è ormai diffusa nella maggior parte del territorio italiano, l’88% delle regioni secondo i risultati dell’indagine rapida condotta il 4 e 5 febbraio da Istituto Superiore di Sanità (Iss) e ministero della Salute.
La diffusione notevole è dovuta alla maggiore facilità con cui si trasmette questa variante, una delle tre che stanno circolando nel nostro Paese, accanto alla brasiliana e alla sudafricana. Quello che emerge tuttavia è un quadro tutt’altro che uniforme, solo in alcune regioni la prevalenza della variante inglese raggiunge il 59%. Una presenza ritenuta del tutto plausibile, visto che questa variante è più contagiosa del 30%/50% e potrebbe avere una mortalità superiore. Tra i campanelli d’allarme in arrivo dalle regioni italiane risuona purtroppo anche quello dell’Abruzzo.