Ma all’orizzonte pesa l’incognita dell’abbandono dei Comuni del cratere sismico, già colpiti dallo spopolamento prima del terremoto. Lascia ben sperare l’accelerazione dell’apertura dei cantieri.
Oltre mille cantieri aperti dentro e fuori il cratere sismico: la ricostruzione pesante è entrata finalmente nel vivo in gran parte dei 110 Comuni colpiti dal terremoto nel 2009. Gli effetti positivi, però, dei cantieri che stanno via via aprendo nel corso di quest’anno, si vedranno soltanto fra circa 24 mesi, a lavori finiti e cantieri chiusi. In questa fase, quel che emerge, è che sta aumentando la cassa (i contributi erogati dall’Ufficio speciale per la ricostruzione del cratere); questo significa che i cantieri aprono e i lavori vengono continuamente finanziati. Si è passati dagli 8 milioni rilasciati nel gennaio scorso ai 18 del bimestre settembre-ottobre di questo anno.
Sono 600 i cantieri aperti dentro il cratere, i restanti 400 nei Comuni fuori cratere sismico. “Questi mille cantieri avranno una fine lavori fra circa 24 mesi – spiega il responsabile dell’Usrc, Paolo Esposito – e così a mano a mano che altri cantieri apriranno”.
Per procedere con questo trend è importante che Roma (il governo e i tecnici del ministero dell’Economia) comprendano, però, che i cantieri che stanno chiudendo oggi sono quelli partiti in passato, e che via via stanno finendo la loro fase. Cruciale che il flusso finanziario non si arresti proprio ora.
“Diamo un dato sulle inagibilità: nel post-sisma avevamo circa 23mila case inagibili – aggiunge Esposito – ne abbiamo a oggi rese agibili 3.900, ne mancano ancora meno di 20mila. E ovviamente in questa cifra rientra anche la coda dei cantieri passati”. L’accelerazione sul fronte della ricostruzione pesante soprattutto nei centri storici dei paesi, è partita all’incirca da un anno con l’entrata in vigore della Mic, una scheda parametrica che velocizza l’iter burocratico per l’apertura di un cantiere e dà una serie di strumenti per ricostruire i centro storici, spesso molto articolati e ricchi di elementi architettonici storici.
“Oggi c’è questa accelerata sulla concessione dei contributi e dunque sull’apertura dei cantieri e anche sulla cassa, ma i risultati positivi si vedranno fra un anno o due circa”, chiarisce Esposito. Impegnati, sulla ricostruzione privata, più di un miliardo di contributi fino a oggi. “Prevediamo di impegnare altri 3,5 miliardi – conclude il dirigente del’Usrc – “arrivando quindi a un totale di oltre 4”.
L’incremento del dato della spesa segnala il definitivo avvio della ricostruzione pesante all’interno dei Centri Storici dei Comuni del Cratere e conferma, a valle del processo di ricostruzione, l’accelerazione dovuta all’aumentata capacità istruttoria delle pratiche, che nel 2014 è raddoppiata, e all’efficacia nell’allocazione delle risorse da parte dell’Usrc, che finora nel 2015 ha assegnato 189 milioni. Per quel che riguarda l’istruttoria di nuove pratiche per la concessione dei contributi, i dati confermano il progressivo aumento degli interventi ammessi a finanziamento che complessivamente raggiungono quota 1.040 milioni di euro di cui 828 con contributo diretto.
Ora, però, il lavoro più duro riguarda i sindaci, che devono lottare contro lo spopolamento dei loro Comuni montani, mettendo in campo strategie di sviluppo e anche di marketing territoriale. Il rischio che nelle case ricostruite poi non vada ad abitare nessuno, infatti, è alto: molte sono seconde o addirittura terze case, e diverse famiglie stanno già vendendo. Degli immobili da ricostruire, poi, almeno un migliaio resteranno così, delle rovine, in quanto si sono perse le tracce di proprietari magari emigrati all’estero i cui eredi non hanno alcun interesse a ricostruire.
“Un rischio che già c’era prima del terremoto – commenta il coordinatore dei sindaci del cratere sismico Emilio Nusca – ma abbiamo l’opportunità di usare strategicamente i fondi per lo sviluppo, che stanno per arrivare sul territorio. I sindaci saranno perfettamente in grado di mettere in campo progetti e azioni per incentivare le persone a restare in paese e, perché no, ad acquistare casa per viverci per sempre”.