Crisi idrica: allarme siccità nella Vallata del fiume Tavo

La Vallata del Tavo è in piena emergenza idrica a causa della chiusura della diga di Penne: sos del Comitato Bonifica sostenibile

Il Comitato afferma che i lavori di manutenzione straordinaria “non apporteranno alcun beneficio alla capienza dell’invaso e hanno privato gli agricoltori anche della poca acqua esistente”. Un problema che si inserisce in quello più generale della dispersione idrica in Abruzzo. Leggi anche:Siccità Abruzzo: si perde 62,5% di acqua potabile immessa in rete

In una nota il Comitato di cui fanno parte centinaia dei circa 50mila soggetti privati i cui allacci alla rete idrica sono gestiti dal Consorzio Bonifica Cent ricorda che “Sono decine i titolari di aziende agricole di varie dimensioni che da almeno una settimana si trovano a fronteggiare la mancanza assoluta di acqua per irrigare i terreni, con danni a volte irreversibili per gli orti, e altri che segnalano rotture delle condotte e il conseguente spreco di acqua, senza ottenere risposte in merito alla possibilità di interventi di riparazione”.

Quanto alla diga di Penne il presidente del Comitato Bonifica sostenibile Gabriele Trovarelli evidenzia che “la tempistica dei lavori non poteva essere più penalizzante perché eseguiti nel momento stagionale più critico per la richiesta d’acqua, mentre potevano tranquillamente essere differiti di un paio di mesi, a stagione cessata. Paradossalmente, nelle zone dove invece l’acqua è disponibile si assiste quotidianamente a continue rotture sulle linee fatiscenti e obsolete, per la mancanza di interventi strutturali in questi ultimi sette anni, che ne impediscono l’utilizzo. Da una parte, quindi, terreni riarsi, dall’altra un incredibile spreco di acqua che fuoriesce da condutture rotte in punti in cui il flusso non può essere irregimentato.

A risentire fortemente della carenza di acqua sono tutte le colture orticole, il mais, già scarsamente presente, e il girasole nonché l’erba medica, insufficiente per il bestiame. Gli agricoltori sono preoccupati per la probabile perdita oltre che dei raccolti, anche del denaro investito nella semina (concimazioni, semi, interventi fitosanitari, costo terzisti, nafta trattori, tasse). Chi rimborserà queste aziende, costrette a pagare anche per un’acqua non disponibile? Intanto sono già stati emessi i tributi per il 2024. Con rammarico notiamo l’assenza dei sindacati di categoria e l’indifferenza della classe politica, non ci resta che rimetterci al buon Dio e qualche temporale”.