Per il crollo della Casa dello Studente si prepara al ricorso in Cassazione l’avvocato Massimo Galasso, difensore dei tre tecnici condannati in appello. L’edificio era crollato durante il sisma del 2009.
“Ci stiamo ancora lavorando, ma lo faremo” precisa il legale dopo avere letto tutte le pagine delle motivazioni del collegio giudicante. Ribatte l’avvocato Vania Della Vigna, difensore di 22 parti civili nel processo che ha visto la morte di 7 studenti e del custode della struttura, la quale invece assicura: “Sarà mia cura proseguire con il procedimento civile contro la Regione Abruzzo, proprietaria dell’immobile, e l’Adsu, custode invece dell’edificio, per l’azione di restituzione e di risarcimento del danno”. Non è ancora arrivata, dunque la parola, fine per uno dei processi simbolo del sisma, uno dei più drammatici proprio perché quella struttura avrebbe dovuto proteggere e tutelare giovani vite. Le motivazioni dei giudici della Corte d’Appello sono state depositate un paio di settimane fa e confermano in sostanza le condanne espresse con l’impianto accusatorio di primo grado, condanne inflitte agli imputati per omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Sono stati condannati Domenico Bernardino Pace, Pietro Centofanti, Tancredi Rossicone che all’inizio del 2000 ristrutturarono la Casa dello studente e che avrebbero dovuto valutare, in quanto tecnici, l’adeguatezza statica e dinamica di tutte le strutture dell’edificio poi crollato. E poi Pietro Sebastiani, funzionario Adsu e collaudatore, il quale avrebbe dovuto controllare l’operato di coloro che avevano realizzato le opere: solo in quel modo ci si sarebbe resi conto di quanto il palazzo, già realizzato con gravissime lacune, fosse a rischio crollo. In primo e in secondo grado i tre tecnici sono stati condannati a quattro anni di carcere e Sebastiani a due anni e mezzo. Per i tecnici le contestazioni sono quasi del tutto per comportamenti omissivi. Per l’avvocato degli imputati, Galasso, ci sarebbero dunque i margini e i motivi per fare ricorso al giudizio di legittimità già a fine settembre”. Per Della Vigna, invece, “La condanna degli imputati ha dimostrato che gli studenti non sono le vittime del terremoto, ma della negligenza degli uomini, specie dei professionisti”