D’Alfonso su Rigopiano: “Sulla Carta Valanghe ci eravamo già attivati”

Una conferenza stampa a cuore aperto del Presidente della Regione Luciano D’Alfonso che dall’assoluzione per la Maremonti, vicenda da lui definita dolorosa, giunge alle questioni dell’inchiesta su Rigopiano, spiegando, per suo conto, come la Regione ha operato.

Si percepisce nell’aria quella giusta dose di tensione non ancora del tutto smaltita e dettata dal buon esito del processo sulla Maremonti, con l’assoluzione per non aver commesso il fatto rispetto ad una “montagna fragile” d’accusa che, dice D’Alfonso, ha “sequestrato 10 anni della sua esistenza”, alle archiviazioni di altri procedimenti come quelli su Palazzo Centi e sul fondaco di Penne, per arrivare, inevitabilmente, alla vicenda caldissima dell’inchiesta di Rigopiano con il coinvolgimento suo, di due suoi predecessori ed assessori che via via si sono succeduti negli ultimi 13 anni. Intanto un attestato di stima al Procuratore generale della Repubblica di Pescara Massimiliano Serpi che, alla luce della diffusione di notizie circa gli ultimi avvisi di garanzia, aveva parlato di “atti dovuti a tutela delle persone interessate”. Da Serpi “una boccata di onestà intellettuale”, ha detto D’Alfonso e poi, lasciando per gli uffici della Procura, quando ce ne sarà l’occasione, argomenti più dettagliati, ha voluto spiegare il motivo per il quale, sulla contestata Carta di localizzazione del pericolo valanghe, la Regione, per sua competenza, é stata diligente:

“Non abbiamo snobbato quella carta – ha spiegato D’Alfonso – anzi l’abbiamo adottata decidendo, però, di procedere per lotti, intanto per una questione di risorse che siamo riusciti comunque ad individuare, e poi per una valutazione tecnica che ci ha indotto a partire dal Gran Sasso, piuttosto che dalla Majella, per una ripetitività dei fenomeni che ci ha persuasi a fissare un quadro di priorità. Spero quanto prima di mettere a disposizione della Procura tutto il mio patrimonio conoscitivo sulla questione.”

Discorso a parte quello relativo a chi, dice ancora D’Alfonso, non doveva assolutamente morire sotto quelle macerie:

“Quando penso a loro provo dolore e penso che quelle vite andrebbero in qualche modo risarcite, ad esempio chi in quell’Hotel stava lavorando e che per un assurdo vuoto normativo l’Inail non riconosce. Sono anche disposto, oggi più che mai, ad incontrare i parenti e se non l’ho fatto fino ad ora é per quelle minime manifestazioni d’inciviltà di fronte alle quali potrei scadere nei miei comportamenti. “

Sull’intera vicenda e su un certo immobilismo della Regione:

“Nessun immobilismo, noi in quei giorni ci stavamo attivando per far giungere l’esercito e per fronteggiare al meglio una portata di neve come mai si é riservata su questi territori, avevamo serie difficoltà a far intervenire mezzi sia da terra che da aria, ma é pur vero che se interventi dovevano essere fatti in quella zona, andavano fatti prima chiudendo, ad esempio strade e strutture.”

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