WWF e ProNatura chiedono al Pnalm soluzioni alternative al depuratore di Pescasseroli ed Opi ed una conferenza di servizi per modificare l’ubicazione dell’impianto.
Le due associazioni ambientaliste in una lettera inviata al Pnalm , il Parco d’Abruzzo Lazio e Molise e ai due Comuni di Opi e Pescasserol sottolineano che è indiscutibile come sia sicuramente prioritario risolvere le problematiche di inquinamento ambientale dovuto al trattamento dei reflui ma che è inaccettabile che sia classificato come “scarso” il tratto del fiume Sangro che scorre nel Parco, un’area protetta dove, data la rilevanza ambientale degli ecosistemi, le azioni di gestione e di tutela dovrebbero garantire ben altri risultati.
WWF e ProNatura ricordano che ” l’estate scorsa si è dovuto assistere a una situazione al limite della sostenibilità ambientale e sociale, anche per il risalto che la stessa ha avuto sui media, non rappresentando un efficace biglietto da visita per il Parco stesso. Senza neppure dimenticare che l’Abruzzo è in procedura di infrazione comunitaria per il mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque fissati dalla Direttiva 2000/60/CE. L’adeguamento o la realizzazione del nuovo impianto di depurazione Pescasseroli-Opi è, dunque, urgente e non prorogabile, visto che gli impianti attuali, per limiti tecnologici e strutturali, non sono sufficienti, soprattutto nei mesi estivi. L’attuale progetto prevede la realizzazione di un’unica struttura a servizio dei due Comuni, ubicata in un’area pressoché pianeggiante nel comune di Pescasseroli, in località “Peschiera”, con sversamento delle acque trattate nel fiume Sangro. Certamente un miglioramento rispetto alla prima ipotesi (rigettata dal CCR-VIA; giudizio 2492 del 5.3.2017) che prevedeva il depuratore in località Colle della Regina. Non si può tuttavia non considerare il contesto nel quale l’opera andrà a inserirsi: l’area di intervento ricade infatti all’interno del SIC IT7110205 (Parco Nazionale d’Abruzzo) e della ZPS IT7120132 (Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise), zone di tutela ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; ricade inoltre nell’area 119 del Programma IBA (Important Birds Area), ovvero un territorio considerato habitat rilevante per la conservazione delle popolazioni di uccelli. Il progetto comporta sicuramente un impatto ambientale rilevante, visto che prevede scavi, attraversamenti in alveo e su costone roccioso, all’interno di una unità ambientale unica nell’Appennino centrale. A ciò si assomma anche un danno paesaggistico, in un’area come quella della piana di Opi, dalla forte immagine identitaria del paesaggio del Parco. Ci chiediamo se soluzioni alternative sull’ubicazione dell’impianto siano state prese seriamente in considerazione, al fine di limitare tali impatti e per quali motivazioni siano state eventualmente scartate. Alla luce di questo discorso chiediamo all’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise di farsi attore di una revisione del progetto, facendosi promotore di una conferenza di servizi che possa rivedere l’ubicazione dell’impianto in modo da limitare la lunghezza dei connettori e degli scavi, su terra e in alveo, per ridurre i potenziali impatti derivanti dall’interferenza con la falda acquifera superficiale e sotterranea, nonché individuare un’area che limiti in modo più rilevante l’impatto paesaggistico sulla pregiata piana di Opi, senza che la modifica di progetto comporti insostenibili ritardi per la realizzazione dell’impianto e/o costi e penali a carico degli Enti interessati “.