Depuratore S.Martino, Arta: “controlli programmati, non spifferati”, le precisazioni del Dg. Amicone a seguito di “cattive interpretazioni” dell’ordinanza.
Si chiama A.I.A, ed é l’acronimo di Autorizzazione Integrata Ambientale che tutti i titolari di attività produttive devono avere. Uno dei compiti dell’Arta é quello di effettuare dei controlli già indicati, almeno per quanto riguarda la frequenza, sull’ A.I.A. Si tratta di 12 campionamenti all’anno, distribuiti in maniera uniforme, per cui non è difficile, da parte del gestore, comprendere più o meno quando saranno effettuati questi controlli pur non essendo a conoscenza della data precisa. Da questa puntualizzazione del Direttore Generale Arta Mario Amicone, in risposta all’appunto del Forum H20 che si chiedeva come mai nell’ordinanza della Procura sullo scandalo del Consorzio di Bonifica Centro, si rileva più volte che gli indagati fossero a conoscenza dell’arrivo dei controlli Arta, il senso dei contenuti di molteplici intercettazioni, telefoniche ed ambientali, nei confronti dei principali indagati. In particolare, sul Depuratore di S.Martino di Chieti Scalo, il campionamento va protratto nel tempo, nell’arco di 24 ore, attraverso l’autocampionatore che viene attivato dai tecnici dell’Agenzia e sigillato fino al ritiro del campione composito, che avviene il giorno dopo.
“Del resto l’elevato numero di superamenti ed irregolarità registrati dall’Agenzia e costantemente comunicati alle Autorità competenti negli anni – scrive in una nota Amicone – dimostrano oggettivamente, che i prelievi e controlli sono stati effettuati sempre con un buon livello di efficacia e con assoluta terzietà.” QUI LA NOTA INTEGRALE DI AMICONE
Va da se che, stando a quanto emerge dall’ordinanza del Gip Romano Gargarella sull’inchiesta “Panta Rei”, premura dei principali indagati, in particolare del direttore del Consorzio Andrea De Luca, è quella di limitare il più possibile gli effetti negativi dei controlli che pure portano, già nel dicembre del 2015, dopo una verifica del 25 novembre insieme agli uomini della Capitaneria di Porto, al primo sequestro. Per la verità quelle analisi evidenziarono la conformità del parametro arsenico, ma, secondo l’accusa, i tecnici furono tratti in inganno perché, stando alle intercettazioni ambientali tra il De Luca ed un dipendente, era consuetudine chiudere l’uscita della vasca di pretrattamento, per contenere rifiuti ad alto rischio.
“Si è rilevato che nei giorni 22, 23, 24 e 25 novembre del 2015 – recita un punto dell’ordinanza – sono state eseguite le analisi solo sullo scarico finale e non anche all’uscita dell’impianto di pretrattamento perché, al contrario della normale procedura, era stata chiusa.”