Una sorta di partita a scacchi, quella legata alla bonifica della discarica dei veleni in Val Pescara. Se la sentenza di assoluzione della Cassazione sembrava chiudere definitivamente ogni chance, dalle motivazioni comunque uno spiraglio, intanto Edison gioca d’anticipo.
La sentenza di assoluzione da parte dei giudici di Cassazione come ultima e definitiva parola sulla decennale vicenda dell’inquinamento delle falde acquifere in Val Pescara, sembrava aver chiuso tutte le porte alla possibilità di dare seguito alla logica del “Chi inquina paga”, tale da costringere la Edison a finanziare la bonifica. Dopo l’uscita delle motivazioni, però, a detta degli esperti, è riemersa una chance concreta perché i giudici hanno riconosciuto il principio di inquinamento delle falde come danno acclarato e perseguibile, nonostante la prescrizione, e dunque come concreto appiglio per spostare la contesa sul piano civile. Ecco perché la Edison decide di giocare in anticipo presentando un ricorso al Tar di Pescara avverso ad una delibera dell’Amministrazione Provinciale nella quale individuava nella multinazionale la responsabile dell’inquinamento e la intimava ad occuparsi direttamente della bonifica, in particolare, delle aree 2A e 2 B. Si tratta di un’area di 9 ettari sulla quale, a bonifica avvenuta, è prevista anche una reindustrializzazione già finanziata. Alla luce, però, di quanto stabilito dai giudici della Suprema Corte, la Edison ritiene di non dovere intervenire e chiede lumi ai giudici del Tribunale Amministrativo Regionale, sezione di Pescara, che il prossimo 22 febbraio dovranno dire la loro, mentre la partita a scacchi continua e nei prossimi giorni tutte le parti civili, in testa l’avvocatura dello Stato, si ritroveranno per definire le strategie da adottare, a questo punto, in sede civile.