Entra in vigore la norma che rende obbligatorio l’assegno di mantenimento a moglie e figli in caso di separazione tra i coniugi. Se il marito non paga rischia il carcere.
I mariti che non pagano l’assegno di mantenimento a mogli e figli, anche in caso di separazione provvisoria, rischia la reclusione fino ad un anno in carcere oppure una multa fino a mille e 32 euro. Entra in vigore in Italia da oggi l’articolo 570 bis del codice penale che riordina la normativa in tema di assegno di mantenimento.
“Le pene previste dall’articolo 570 si applicano al coniuge che si sottrae all’obbligo di corresponsione di ogni tipologia di assegno dovuto in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del matrimonio ovvero vìola gli obblighi di natura economica in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli», si legge. Il carcere e le multe per chi non pagava erano già previste dal codice, ma il decreto interviene su tutti gli argomenti collegati alla cosiddetta «riserva penale» e fa ordine tra le tante sentenze che negli anni si erano stratificate rendendo la materia soggetta a diverse interpretazioni. Le nuove norme non toccano il principio sancito lo scorso maggio dalla Cassazione che in materia di divorzi ha collegato l’assegno di mantenimento per il coniuge alla capacità di quest’ultimo di mantenersi autonomamente, cancellando il vecchio criterio del mantenimento del tenore di vita”.
L’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani afferma “Ora non ci sono più dubbi sul fatto che il non pagare costituisce reato e, se non si dimostra l’assoluta impossibilità di pagare, si può essere condannati. A meno che non si dimostri di essere affetti da una patologia che renda inabili al lavoro, del fallimento della propria banca, di essere stati licenziati, il giudice dovrà imporre che la somma stabilita per la cura e l’istruzione dei figli (e della moglie) venga corrisposta in maniera continua e regolare. E questo anche se il coniuge al quale viene riconosciuto l’assegno è abbiente, ricco, o può contare su un lavoro e mezzi propri. Il nuovo corso aiuterà soprattutto donne lavoratrici con redditi molto bassi e figli conviventi, che non avranno più come unica alternativa quella di un processo civile per il recupero del credito vantato. Chi non paga non andrà subito in carcere poichè dopo la prima condanna scatterà il beneficio della sospensione condizionale della pena. Dopo più sentenze, il carcere è un rischio concreto”.