Il direttore del Dipartimento di Architettura della “G.d’Annunzio” Paolo Fusero ha due spine nel cuore, da quando lo storico Ponte Morandi, simbolo della sua Genova, é venuto giù trascinando dietro di sè 37 vite umane.
La seconda spina che gli provoca dolore é per la sorte di una delle opere architettoniche più celebri del noto ingegnere Riccardo Morandi, famoso, in particolare, negli ambienti accademici, per il suo talento nella progettazione di strutture in cemento armato, che gli valse anche una medaglia d’oro dall’Institution Structural Engineers.
“Dalla mia casa in collina a Genova – ci confida il Prof. Fusero con la voce rotta dalla commozione – ammiravo ogni giorno quel ponte che non era solo una straordinaria opera ingegneristica, ma era soprattutto un simbolo della città da quando, nel 1967, con la sua inaugurazione venne dato un fondamentale contributo alla risoluzione dei maggiori problemi di viabilità. Ricordo ancora le cartoline “saluti da Genova” con il Ponte Morandi in bella vista ed ora il dolore é ancora più forte anche nel pensiero di tutte quelle persone trascinate giù.”
provando a mettere da parte, anche se a fatica, l’aspetto emotivo Fusero torna ad indossare i panni di architetto provando a fare un’analisi di quello che é accaduto, anche se in tutta modestia e discrezione:
“Non voglio aggiungermi alla lunga schiera di esperti da bar che da giorni ne dicono di ogni su questa tragedia – precisa Fusero – intanto rispetto per le vittime e cordoglio assoluto, e poi vedremo cosa emergerà dalle indagini. Immagino che quella struttura, che da anni noi genovesi chiamavamo “il ponte malato”, non abbia retto ai carichi eccessivi di traffico, anche se mi risulta un’attività costante di controllo ed osservazione. Tuttavia una cosa mi sento di dirla: da questa tragedia dobbiamo trarre insegnamento, così come per altro é avvenuto con il terremoto de L’Aquila, pensando ad una normativa specifica di revisione di tutte le infrastrutture a rischio di questo paese.”
E’ necessaria una nuova concezione dell’assetto edilizio ed infrastrutturale di questo Paese?
“Assolutamente sì – dichiara con forza Fusero – basta con il consumo del suolo, diamo nuovo impulso ad un intero settore attraverso un complessivo progetto di revisione e ristrutturazione di un patrimonio edilizio ed infrastrutturale che in Italia é, per la gran parte, stato realizzato tra gli anni ’60 e ’70. Ci siamo riusciti dopo il sisma de L’Aquila con una buona legge anti sismica, spero che si faccia altrettanto ora con normative per l’adeguamento di ponti e viadotti, ma anche con la ristrutturazione totale delle periferie, visto che a Genova oltre alla tragedia per il crollo del ponte, c’é anche il dramma per gli oltre 600 abitanti che risiedevano nei palazzi lì sotto.”
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