Davanti al gip Colantonio si è avvalso della facoltà di non rispondere Gelu Cherciu accusato della morte della convivente Monica Gondos avvenuta lo scorso 30 maggio a Pescara.
Non ha risposto alle domande del giudice il cittadino romeno, nell’interrogatorio di garanzia, avvenuto nella tarda mattinata di oggi 30 novembre, nel carcere di Pescara, dove Gelu Cherciu è rinchiuso da mercoledì scorso con l’accusa di avere provocato, con calci e pugni, la morte della sua convivente.
Il sessantasettenne deve rispondere di maltrattamenti in famiglia aggravati dalla morta della convivente Monica Gondos, 53 anni, il cui cadavere è stato rinvenuto il 30 maggio scorso lungo le scale della sua abitazione in strada Colle Orlando a Pescara.
L’interrogatorio di garanzia si è svolto alla presenza del gip Nicola Colantonio, del sostituto procuratore Anna Benigni, titolare dell’inchiesta, e dell’avvocato Amalia Cinanni, nominata oggi dall’indagato, in seguito alla revoca del difensore nominato inizialmente da Cherciu.
Il legale nelle prossime ore studierà il fascicolo, per poter argomentare la richiesta di attenuazione delle misure cautelari. Secondo la ricostruzione dell’accusa, che si basa sia sui risultati dell’autopsia che sulle testimonianze acquisite, a provocare il decesso della donna è stato proprio Cherciu. L’uomo il 30 maggio aveva lanciato l’allarme, intorno alle ore 18, ed aveva chiamato il 112 e quando i carabinieri erano arrivati sul posto aveva raccontato di avere trovato la convivente morta sulle scale.
L’autopsia ha stabilito che il decesso è avvenuto cinque ore prima della telefonata e che le tante ecchimosi rilevate sul cadavere non erano dovute alla caduta dalle scale bensì sarebbero state provocate da insufficienza respiratoria dovuta alla rottura di due costole che perforarono il polmone della vittima.
Le figlie della vittima, inoltre, hanno raccontato dei continui e violenti litigi tra Cherciu e la madre. L’uomo, tra l’altro, dopo essere stato interrogato dai carabinieri, non sapendo di essere intercettato, si sarebbe vantato con un amico al telefono che i militari non erano riusciti a smascherarlo e ad arrestarlo.