Duplice omicidio Pescara: La Procura punta sulla crudeltà. Definito il contesto ed acquisito la piena confessione di Maxsym Chernysh, le indagini ora sono tutte volte a dimostrare premeditazione ed aggravante della crudeltà per ottenere il massimo della pena.
Di contro la ricostruzione dei fatti resa dal 25enne ucraino che, tramite il suo avvocato Vincenzo Di Girolamo, pur ammettendo le sue responsabilità ribalta, in qualche modo, la versione dei fatti parlando di eccesso di legittima difesa. Ma andiamo con ordine: La ricognizione cadaverica e la cristallizzazione della scena del crimine raccontano una dinamica feroce di quanto é accaduto domenica pomeriggio nella mansarda di Via Tibullo. Arka Miksza, il giovane polacco primo a cedere alla furia omicida di Chernysh, é stato trovato in un lago di sangue nella sua camera da letto colpito a morte con 20 coltellate e con la testa sfondata dal calcio di una mazza da baseball. Kristina, la madre, con ancora in dosso il piumino, segno evidente del suo rientro a casa nell’immediatezza della prima aggressione, ha una quindicina di coltellate all’altezza del viso, ma soprattutto della gola, una scena raccapricciante, sottolineano gli investigatori, ed anche lei un colpo violento alla testa. Al cospetto degli uomini della Omicidi della Squadra Mobile diretta da Piefrancesco Muriana e dei carabinieri guidati da Massimiliano Di Pietro un inspiegabile accanimento che va oltre l’eccesso di legittima difesa anche se Maxsym Chernysh racconta di essere andato domenica mattina a casa di Arka per passare con lui una decina di giorni. Quel pomeriggio, dice, stava cercando di sistemare il mouse del computer, Arka era andato in cucina a farsi di eroina e cocaina (Il particolare sarà accertato solo con l’esame tossicologico a conclusione dell’autopsia), quando é tornato in camera era furioso e ha cominciato ad aggredire Maksym per via del computer che non funzionava bene. A quel punto la violenta colluttazione, testimoniata dalla ferite profonde alla mano di Chernysh. Sempre secondo il giovane ucraino in quel momento sarebbe rientrata la madre di Arka che avrebbe cercato, anche lei, di aggredire l’assassino il quale, dice lui, per difendersi le avrebbe sferrato circa una quindicina di coltellate al volto e al collo e poi, ancora agonizzante, l’avrebbe colpita sulla testa anche sulla mazza da baseball. Maksym Chernysh avrebbe anche riferito di non sapere che i due erano morti e che sarebbe fuggito in preda al panico. Sono, in realtà, pochi gli elementi che confermano questa versione, sicuramente le ferite sulla mano dimostrano che c’é stata una violenta colluttazione e che anche Arka Miksza lo ha assalito con un coltello, ma non accerta, questo dato, il fatto che sia stato il giovane polacco ad aggredirlo per primo. Ci sono poi i precedenti di Maksym Chernysh, qualche furto, nulla di serio, nessun atto violento in passato ed anzi il tentativo, nell’ultimo periodo, di uscire dal tunnel della droga. Molto dipenderà dai risultati dei rilievi svolti dagli specialisti del Ris di Roma che hanno passato l’intera giornata di ieri nella casa degli orrori, e dall’esito dell’autopsia sui due corpi. Risposte importanti che attende il Pm Salvatore Campochiaro prima di delineare un impianto accusatorio il più rigido possibile.
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