Grande partecipazione, anche da tutto l’Abruzzo, alla manifestazione romana volta a chiedere lo sblocco degli appalti pubblici e l’apertura di nuovi cantieri.
Un’adesione corposa quella dei lavoratori abruzzesi del settore edile e delle costruzioni che hanno risposto allo sciopero nazionale indetto dalla Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal- Uil. Piazza del Popolo gremita da oltre 20mila operai, mobilitati per sollecitare il Governo ad avviare velocemente le grandi opere rimaste al palo oramai da molti anni. L’Abruzzo paga un prezzo altissimo: 12 miliardi fermi per la ricostruzione pubblica e privata del sisma 2009 e del terremoto Centro-Italia e 12mila occupati persi dal 2008 ad oggi. Il più grande dei paradossi si registra proprio nel cantiere più grande d’Europa, L’Aquila, che ha perso, nell’ultimo anno, ben 2mila occupati nel settore edile: un tracollo del 25%. In Abruzzo, secondo i dati diffusi dalle organizzazioni sindacali, ci sono 20 miliardi di euro stanziati e pronti per essere spesi: 12 miliardi, tra lavori pubblici e privati della ricostruzione sisma 2009 e Centro Italia, a cui si aggiungono 2 miliardi e mezzo di fondi Masterplan e stanziamenti europei, e una serie di opere inerenti la manutenzione e messa in sicurezza autostradale, interventi su infrastrutture e reti idriche, riqualificazione delle periferie, dissesti idrogeologici e manutenzione strade.
“Chiediamo la cantierizzazione delle risorse disponibili per far partire i lavori pubblici. Paradossalmente, i soldi ci sono, ma i cantieri non vengono avviati”, affermano i sindacati “si stima che in Italia ci siano 150 miliardi di euro disponibili per opere pubbliche e infrastrutture. Un forte impulso all’economia locale arriverebbe proprio dallo sblocco delle grandi opere”.