Emergenza Abruzzo: la solidarietà dei penalisti italiani manifestata dalla presenza, sabato all’inaugurazione dell’anno giudiziario a L’Aquila, del presidente nazionale Migliucci.
Beniamino Migliucci, presidente nazionale dell’Unione Camere Penali, ha preferito essere a l’Aquila, piuttosto che a Roma, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte d’Appello, per manifestare sostegno e solidarietà al popolo abruzzese.
“Con la mia presenza ho voluto manifestare – ha spiegato nel suo intervento Migliucci – il senso della vicinanza più sincera e profonda alle popolazioni, ancora una volta, colpite drammaticamente da catastrofi così tremende. Trattare dei temi della Giustizia in momenti di acuto dolore può apparire non appropriato e persino fuori dal reale vissuto di chi soffre.
La contingenza richiede dunque la massima sobrietà nell’esporre questioni che riguardano complessivamente la nostra società e il Paese nel quale desideriamo vivere. La Giustizia non riguarda magistrati, avvocati e politici, ma le persone che si rivolgono ad essa. Ed è per questo che il dibattito ed il confronto possono essere anche vivaci ma fondati sul rispetto reciproco e su basi culturali che rendano plausibili e affidabili le scelte di politica giudiziaria. Il Primo Presidente della Corte di Cassazione nel suo intervento all’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario ha rilevato i danni del processo mediatico che rafforza una deriva populista sempre più presente nel nostro Paese. Lo stesso rischio è stato avvertito dal Ministro Orlando nella sua selezione al Parlamento. Le sentenze di assoluzione e le condanne miti vengono mal tollerate e sempre di più i magistrati che assolvono devono persino giustificarsi. Viene dato spropositato valore ai risultati delle indagini, la centralità del dibattimento viene a perdere d’importanza e la presunzione di innocenza diventa un principio costituzionale fuori moda. L’unico antidoto contro il vento giustizialista che spira nel nostro Paese è costituito dalla difesa dei principi Costituzionali e dal rafforzamento del giusto processo, quello previsto dall’art.111 della Costituzione che impone la formazione della prova nel contraddittorio, con la parità tra le parti, dinnanzi ad un giudice terzo. La risposta alle richieste di Giustizia deve anche prevedere un procedimento ragionevolmente breve e non un processo infinitamente lungo perché nulla c’è di più ingiusto di una assoluzione o una condanna che arrivino troppo distanti dal fatto e dopo che il dramma del processo ha già rovinato la vita delle persone, siano indagati o persone offese. Le riforme dunque dovranno essere sistematiche e organiche tenendo sempre presente l’idea di processo che intendiamo assicurare al nostro Paese.”