Dopo il suicidio di Giovanni Carbone nel carcere di Lanciano il sindacato di Polizia Penitenziaria Sappe lancia un appello ministro Nordio
Il suicidio di Giovanni Carbone, 39enne originario di Matera che lunedì scorso ha ucciso a Miglianico la compagna 41enne Eliana Maiori Caratella, riaccende i riflettori sui problemi all’interno delle case circondariali abruzzesi e italiane. Dalla casa circondariale di Lanciano nessuna voce ufficiale, ma si fa trapelare che i protocolli sono stati rispettati (video di Luca Pompei)
Il Sappe chiede l’intervento del guardasigilli Carlo Nordio.
In una nota il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece afferma : «Il pur tempestivo intervento dei poliziotti e degli infermieri non ha purtroppo permesso di salvare la vita all’uomo, che era in carcere per il reato di furto. Una brutta e triste notizia.
Come sapete, abbiamo in più occasioni detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie».
Capece richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come « il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti e sconforta che le autorità politiche, penitenziarie ministeriali e regionali, pur in presenza di inquietanti eventi critici, non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti».
Nell’appello al ministro Carlo Nordio il Sappe evidenzia che «Fino ad ora i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non sono stati in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane. Chiediamo quindi al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese».