Il Forum H2O sulla discarica dei veleni di Bussi parla di anti-scoop delle istituzioni poiché la mappa del 1972, secondo gli ambientalisti, era già nota.
Il Forum H2O torna ad attaccare le istituzioni sulla discarica dei veleni di Bussi sul Tirino affermando che la mappa del 1972 era “stranota a tutti da anni e la discarica Tremonti è stata usata per altri anni e non solo per le “fosse” della mappa. Il movimento composto da diverse associazioni ambientaliste chiede ancora una volta che si completi la messa in sicurezza del sito contaminato da rifiuti tossici.
In una nota Augusto De Sanctis afferma che “La famosa mappa dei veleni del 1972 della discarica Tremonti di cui si parla in questi giorni su Bussi in cui si segnalano alcune e relativamente piccole fosse estinate ad accogliere i rifiuti è un caso esemplare di anti-scoop fornito platealmente e teatralmente da alcune istituzioni alla comunità. La mappa in questione è stata stra-pubblicata da numerosi organi di informazione varie volte nel corso di questi anni. Uno dirà: è vero, ma gli enti pubblici non è detto che debbano leggere i giornali e spesso pare effettivamente che non lo facciano anche se dovrebbero. Pertanto ricevere la mappa potrebbe essere utile. In realtà tutti gli enti che si occupano di Bussi, essendo parte del procedimento penale in corso, con decine di parti civili (comuni, ministero, regione, associazioni) conoscono benissimo quella mappa in quanto depositata agli atti del processo tra le carte sequestrate nell’archivio Montedison. Non solo. La mappa non è stata per nulla dimenticata da qualche parte tra le migliaia di carte, ma è stata valorizzata adeguatamente essendo stata al centro della requisitoria dei PM Mantini e Bellelli; ben 4 slide della requisitoria che hanno visto tutte le parti erano dedicate alla mappa. Quindi crediamo che lo sforzo compiuto da alcuni soggetti pubblici nelle ultime settimane, dal sindaco di Bussi a Damiani dell’ARTA, per rappresentare questa mappa più o meno come un aspetto fondamentale sulla Tremonti sia non solo pleonastico ma rischia di essere anche fuorviante rispetto alla rappresentazione fattuale che abbiamo della discarica Tremonti e alle informazioni di cui già disponiamo. Infatti evidenziamo che nella requisitoria dei PM e in numerosi articoli di stampa è emerso che la discarica Tremonti non è stata usata solo per pochi mesi nel 1972 e solo per quelle relativamente piccole “fosse” segnalate nella mappa ma è stata utilizzata per diversi altri anni. La stessa ARTA ha fornito ai PM l’evoluzione temporale e areale della discarica attraverso l’uso delle foto aeree che dimostra che l’area, ben più ampia di quella delle cosiddette “fosse”, è stata utilizzata per diversi anni dopo il 1972. È del tutto inutile insistere su una mappa il cui significato è solo quello di far capire come è iniziato lo smaltimento lì e non certo come è finito e le dimensioni che ha avuto. In queste settimane si pongono problematiche a nostro avviso inutili anche sulle analisi svolte nell’area, ad esempio quello della necessità della validazione dell’ARTA delle analisi svolte dal Commissario Goio, costate quasi 1 milione di euro (500.000 euro all’Arta che ha fatto da mero laboratorio). La validazione è obbligatoria per le analisi svolte da soggetti privati, non certo per quelle realizzate direttamente da soggetti pubblici. Oppure un commissario straordinario nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri deve essere considerato alle stregua di un semplice privato?Ovviamente si può anche decidere di buttare all’aria il lavoro fatto da Goio, che in questi anni abbiamo criticato pesantemente su altre vicende, ma lo si deve fare eventualmente evidenziando altre problematiche tecniche senza sollevare questioni che semplicemente non esistono. Tra l’altro la Tremonti è un’area stra-indagata. Ci sono montagne di analisi svolte dalla Procura e usate nel processo e non contestate, presentate anch’esse con dovizia di oparticolari dai PM durante il processo di primo grado. Oppure si devono buttare a mare anche quelle e, alla fine, rimettere tutto in mano a Edison facendo tabula rasa di quanto conosciamo finora ripartendo da zero? A chi converrebbe un simile scenario che porterebbe via altri anni rispetto alle azioni da attuare? Dopo i nostri interventi, durante la conferenza dei servizi del 30 novembre scorso, dopo l’intervento di Edison con tanto di slide, e con una nota scritta al ministero, vediamo fortunatamente che i veri protagonisti della vicenda, dal Ministero alla Commissione di Inchiesta sui Rifiuti, paiono aver ricalibrato il tiro sulle conoscenze che abbiamo della Tremonti nonostante, appunto, gli anti-scoop. Noi come al solito daremo il nostro contributo e per questo abbiamo chiesto al Ministero di poter conoscere tutta la documentazione del Commissario Goio”.