Gli effetti della crisi: “soldi dagli strozzini per pagare gli operai”. La drammatica testimonianza di un imprenditore a Teramo ad un processo per usura.
Al di là della vicenda giudiziaria, una delle tante purtroppo, ciò che la rende degna di cronaca é il drammatico resoconto di una delle vittime, non il solito ludopatico che si gioca tutto al videopoker ed é costretto a ricorrere al prestito a strozzo per andare avanti, o il povero padre di famiglia, disoccupato, che non sa cosa dare da mangiare ai propri figli. Sul banco dei testimoni, ieri in un’aula di tribunale a Teramo, in uno dei tanti, come già detto, processi per usura, un imprenditore che nella vana attesa dei crediti da parte di importanti enti pubblici, non se l’é sentita di lasciare le tasche vuote ai suoi operai, dopo un mese di duro lavoro per realizzare arredi per i Moduli Abitativi Provvisori a L’Aquila. Un appalto di una certa consistenza, regolarmente vinto, per una cifra vicina ai 100 mila euro, l’inizio ed il completamento dei lavori, la puntuale consegna, ma dagli enti pubblici i soliti “pagherò”, chissà quando aggiungiamo noi, e visto che l’imprenditore in questione, come ha riferito ieri in aula davanti al Pm Luca Sciarretta, é stato educato ad onorare innanzitutto gli impegni con i suoi dipendenti, non ricevendo risposte dai committenti, é stato costretto a chiedere 60 mila euro ai due imputati, un napoletano di 49 anni ed un 39enne di Mosciano che a suon di rapine si erano messi da parte un bel gruzzolo per avviare l’attività di prestiti a strozzo. Cifra da restituire ad un tasso “canaglia” del 20%. Soldi che non torneranno indietro e che hanno portato questo imprenditore a chiudere la propria attività e a ricominciare da capo facendo l’operaio.