La tutela dell’ambiente marino e dell’entroterra costiero ancora al centro dell’attività di polizia condotta dalla Guardia Costiera nell’ambito del territorio provinciale teramano.
Il nucleo operativo di polizia ambientale di Giulianova, composto anche da militari degli Uffici marittimi di Roseto degli Abruzzi, Tortoreto e Martinsicuro, e coordinato dal Centro di Controllo Ambientale della Direzione Marittima di Pescara, unitamente a personale del Distretto ARTA Abruzzo di Teramo e con il supporto di operatori della Ruzzo Reti, a conclusione di un’articolata attività ispettiva condotta nel mese di dicembre, ha segnalato all’Autorità Giudiziaria i titolari quattro società, contestando loro la violazione della normativa ambientale in materia di scarichi industriali e stoccaggio di rifiuti. In un primo caso, in corrispondenza di un impianto di distribuzione carburanti, gli ispettori – attraverso mirate prove di flusso eseguite con strumentazione avanzata della Ruzzo reti – hanno accertato il mancato possesso dell’autorizzazione allo scarico delle acque di prima pioggia del piazzale (interessato dalla presenza di residui oleosi e di idrocarburi) che, dopo un primo trattamento superficiale, risultavano confluire direttamente nella linea comunale delle acque bianche e non in quella fognaria, finendo così in mare attraverso il limitrofo fiume, senza affrontare il necessario preventivo ciclo depurativo. Invece, all’atto della verifica di un autolavaggio, è emerso che lo stesso, invece che stoccare le acque reflue industriali derivanti dal ciclo di lavaggio dei veicoli e smaltirle come rifiuti, le scaricava direttamente nella linea comunale delle acque bianche – che finisce in mare confluendo prima nel limitrofo fiume – senza essere in possesso della prevista autorizzazione allo scarico, né tantomeno dell’autorizzazione unica ambientale, che può arrivare a imporre l’obbligo di dotarsi di un sistema di pre-depurazione per evitare il sovraccarico dell’impianto di depurazione comunale. È scattata così l’interruzione del ciclo produttivo di lavaggio, e la contestuale imposizione di stringenti prescrizioni asseverate da ARTA, cui ottemperare per poter riprendere l’attività. Durante una terza ispezione, gli ispettori della Guardia Costiera hanno accertato che la ditta, nel corso dell’intenso ciclo produttivo, lavava componenti meccaniche – contenenti residui grassi e oleosi – producendo reflui industriali che, fatti convogliare in un pozzetto di raccolta, finivano poi indebitamente in rete fognaria, senza la prevista autorizzazione (necessaria alla predisposizione del depuratore al trattamento specifico, per evitare immissioni potenzialmente inquinanti nei fiumi confluenti in mare). È stata così intimata alla ditta l’immediata sospensione dello scarico industriale, con chiusura dello stesso, la raccolta dei reflui e il loro trattamento come rifiuto. Inoltre, sempre a carico della stessa ditta è stata accertata la mancanza dell’autorizzazione allo scarico delle acque di prima pioggia del grosso piazzale interno – di superficie superiore a 1.000 mq – utilizzato per la movimentazione del prodotto industriale lavorato.