I detenuti del 41bis in Abruzzo presto potranno usare Skype. Grido d’allarme della Uilpa Polizia Penitenziaria in riferimento a diversi boss reclusi a L’Aquila e Sulmona.
La notizia diffusa dall’Associazione Vittime del Dovere: i detenuti 41bis in generale e nello specifico dell’Aquila e quelli sottoposti al circuito di alta sicurezza contemplanti anche quelli ristretti nel carcere di massima sicurezza di Sulmona, potrebbero a breve comunicare con i familiari attraverso la tecnologia digitale quale ad esempio Skype. A dare la notizia shock è Mauro Nardella, Segretario Generale Territoriale UIL PA Polizia Penitenziaria l’Aquila.
“Sulla proposta di legge ad iniziativa governativa A.C. 4368 “ modifiche al codice penale, di procedura penale e all’ordinamento penitenziario”,-riferisce il segretario generale territoriale- la UIL riprende il rilievo fatto dall’Associazione Vittime del Dovere e che ha reso noto all’opinione pubblica e soprattutto ai congiunti delle vittime uccise dalla criminalità organizzata e dal terrorismo, che nella seduta di ieri l’altro la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha respinto gli emendamenti proposti dai parlamentari sensibilizzati dall’Associazione attraverso una relazione ad hoc e che faceva riferimento alle varie criticità presenti nel testo di legge . In particolare si era sostenuto che la salvaguardia posta dall’inciso “fermo restando quanto previsto dall’articolo 41-bis” non supererebbe in maniera inequivocabile la prospettiva che questo tipo di comunicazione possa essere estesa anche ai soggetti del 41 bis e a quelli sottoposti all’alta sicurezza. Nelle scorse settimane, infatti, l’Associazione aveva lanciato un appello attraverso i mass media sul pericolo incombente di approvazione di una proposta di legge che consentirebbe l’utilizzo di sistemi audiovisivi, a titolo esemplificativo skype, ai criminali sottoposti al 41bis e al regime di alta e media sicurezza “per favorire le relazioni familiari” direttamente dal carcere. Il pensiero condiviso- afferma Nardella- se da un lato non eccepisce il fatto che il diritto alla difesa e i contatti dei detenuti, in genere, con la famiglia, possono e devono essere garantiti, così come previsto dalla Costituzione, dall’altro non si può prescindere dalla sicurezza “per favorire le relazioni familiari” direttamente dal carcere. Oggi apprendiamo anche noi con rammarico- continua il sindacalista- che le istanze, formulate con perizia e meticolosità, sono state tutte respinte. Per cui i baschi blu a breve potrebbero essere costretti a doversi sobbarcare anche l’onere di controllarsi le immagini e non certo al netto di responsabilità. Non sarebbe certo da escludere, infatti, la possibilità che attraverso le immagini, utilizzando appositi codici mimici, i boss possano lanciare messaggi ai rispettivi familiari eludendo così il principio cardine che aveva spinto il legislatore a rendere impossibile la comunicazione “criminale” attraverso l’attivazione del circuito c.d. 41 bis. La Uilpa Polizia Penitenziaria l’Aquila, quindi, – conclude Nardella- solidarizza con l’Associazione Vittime del Dovere ed augura alla stessa di ottenere ciò che con perizia e competenza ha chiesto per dirimere la questione.”
IL SERVIZIO DEL TG8:
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