I fenomeni di Economy: dieci imprese abruzzesi “a misura d’uomo”

Il roadshow “I fenomeni di Economy” arriva a Pescara per raccontare un nuovo modo di fare impresa e parlare di coesione territoriale e best practices di dieci imprese abruzzesi

Un nuovo corso di un’economia “a misura d’uomo”, amica dell’ambiente e delle persone. Un’iniziativa del Gruppo Economy realizzata in collaborazione con Confindustria Abruzzo Medio Adriatico, Fondazione Symbola e l’Istituto Tagliacarne. Relatori Lorenzo Dattoli, Vice Presidente Confindustria Abruzzo e Confindustria Abruzzo Medio Adriatico, Sergio Luciano, Direttore Economy – Investire ed Alfonso Ruffo, Editore incaricato Economy Group.

Le dieci imprese abruzzesi virtuose sono: Dyloan Maria Grazia Sanua, Elital Guido Arista, Honda, Ico (Industria Cartoni Ondulati), Imm Hydraulics, Luigi D’Amico Parrozzo, Maglificio Gran Sasso, Marramiero, Texol e Vaccarini Architetti.

Il roadshow è stata una occasione per esaminare il livello di relazionalità delle imprese con i vari attori locali e presentare l’indagine di Unioncamere elaborata con dati regionali aggiornati del Centro Studi Tagliacarne.

Ecco cosa emerge:

“In Abruzzo la coesione socio-economica assume in molti casi tratti di rilievo: il 68,2% delle imprese ha relazioni con i dipendenti volte ad iniziative di welfare aziendale; il 54,5% delle imprese ha instaurato relazioni con i dipendenti in termini di miglioramento delle competenze; il 32,1% delle imprese dell’Abruzzo ha stretto rapporti con i dipendenti per progetti di innovazione. Inoltre il 30,7% delle imprese ha legami con le banche, al di là del rapporto finanziario e il 23,5% ha rapporti con scuole e università.
Con altri tipi di stakeholder, invece, la percentuale di imprese abruzzesi che ha dichiarato di avere relazioni è al di sotto del 15%: infatti, l’11,6% delle imprese ha legami con istituzioni territoriali, comunità ed enti di ricerca e università, il 10,5% con associazioni di categoria e meno del 10% con clienti e non profit.
Se confrontiamo i dati con il Mezzogiorno e l’Italia possiamo notare come in generale la regione registri un grado di relazionalità inferiore sì alla media nazionale che del Mezzogiorno. Per quanto riguarda le relazioni con gli stakeholder interni, cioè i dipendenti, il punto di forza delle imprese abruzzesi riguarda il tema del dell’aumento delle competenze dei propri dipendenti: immaginando un’ipotetica classifica regionale l’Abruzzo è in 10 posizione in Italia per percentuale di imprese che hanno dichiarato di investire nella formazione per il miglioramento delle competenze e la qualificazione personale (54,5% vs 50,6% e 55,4%). Inoltre, il 68,2% delle imprese ha dichiarato un’attenzione particolare al tema del welfare aziendale, dato inferiore sia alla media del Mezzogiorno che italiana (rispettivamente 70,1% e 69,6%). Per quanto riguarda la propensione delle imprese a favorire in azienda la partecipazione dei dipendenti allo sviluppo di progetti di co-innovazione la regione mostra valori in linea con il Mezzogiorno e di poco inferiori alla media nazionale (32,1% contro il 32,5% nel Mezzogiorno e 34,7% in Italia).
Analizzando gli stakeholder esterni, le imprese della regione mostrano un grado relazionale con il settore bancario locale, al di là del mero rapporto di finanziamento (che sfocia ad esempio in attività di consulenza per progetti di innovazione) in linea con i valori del Mezzogiorno e Italiani: con il 30,7% delle imprese contro il 31,2% nel Mezzogiorno e il 31,6% in Italia.
Un passo indietro rispetto ai valori del Mezzogiorno e della penisola si rileva nell’analisi della relazionalità con scuole e università per tirocini, stage, ecc.: scelta seguita dal 23,5% delle imprese abruzzesi, contro il 25,4% del Mezzogiorno e una media nazionale del 30,9%. Quando si tratta di svolgere attività di Ricerca & Sviluppo e Open Innovation il gap nel grado di relazionalità delle imprese della regione con le università si riduce rispetto alla media del Mezzogiorno e al valore nazionale (11,6% vs 12,8% e 14,6%).
Non bene per quanto riguarda i rapporti con il mondo associativo imprenditoriale. In Abruzzo solo il 10,5% delle imprese, dichiara di avere rapporti abitudinari con le associazioni di categoria territoriali; nel Mezzogiorno tale quota è decisamente superiore (15,7%), per non parlare del dato nazionale che registra un valore doppio (21,2%). Sempre nell’ambito dei corpi intermedi, si registra un distacco inferiore per quanto riguarda i rapporti con le istituzioni territoriali come camere di commercio, enti locali, ecc., scelta seguita dall’11,6% delle imprese regionali contro il 14,7% nel Mezzogiorno e il 15,8% a livello nazionale.
Per quanto riguarda la relazionalità con il no profit solo il 6,5% delle imprese abruzzesi ha stretto rapporti con questi enti, contro una media nel Mezzogiorno dell’11,6% e italiana del 13,2%. Inoltre, l’11,6% delle imprese in regione ha dichiarato di aver investito in interventi di riqualificazione e/o valorizzazione del proprio territorio a beneficio delle comunità, dato in linea con il Mezzogiorno (11,6%) e leggermente inferiore al dato italiano (12,2%).
Valori inferiori si registrano anche nella quota di imprese che dichiara di avere relazioni con i clienti al di là del solo rapporto commerciale, scelta seguita dall’8,3% delle imprese contro il 10,4% delle imprese del Mezzogiorno e il 9,4% delle imprese italiane.
Infine, si registra una minore propensione delle imprese abruzzesi a stringere relazioni con altre imprese per partnership e rafforzamento dei rapporti di filiera, logistica e distribuzione, per attività di innovazione e internazionalizzazione: scelta seguita dal 15,5% delle imprese contro il 18,1% nel Mezzogiorno e il 19,5% in Italia”.