Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, oggi pomeriggio a Pescara, nel corso del suo tour nella città adriatica, a sostegno della candidata sindaca del M5S Erika Alessandrini.
La Trenta ha risposto alla richiesta di attivare nei quartieri di Pescara, più esposti ai fenomeni della criminalità, l’operazione “Strade Sicure”. Il ministro, in compagnia della stessa Alessandrini e dei consiglieri regionali Domenico Pettinari e Barbara Stella, ha compiuto in giro nei quartieri più a rischio, come Rancitelli e Fontanelle. Si è intrattenuta inoltre a colloquio, per alcuni minuti, con il parroco Massimiliano De Luca, che ha denunciato le gravi condizioni di degrado del quartiere Rancitelli, rimarcando che
“qui non viene ad abitare più nessuno, le scuole hanno chiuso e c’è abbandono scolastico già alla seconda media”.
Il ministro ha risposto che
“questa è una cosa che succede in molte città, dove le periferie alcune volte diventano un ghetto. Pensare di risolvere le cose soltanto con un maggior numero di forze di polizia – ha aggiunto Trenta – senza compiere contestualmente interventi nel campo della giustizia, perché poi chi delinque viene arrestato e rilasciato, e senza compiere interventi di sviluppo, pensando una nuova collocazione e una nuova funzione per il territorio, difficilmente può produrre risultati, e per questo occorre affidarsi a persone capaci”.
L’operazione ‘Strade sicure’, nelle intenzioni di Erika Alessandrini, permetterebbe di avere il presidio dell’esercito nei quartieri di Rancitelli-Villa del Fuoco e Fontanelle, proprio “per fronteggiare i numerosi episodi di criminalità, fornire un adeguato sostegno alle altre forze dell’ordine presenti sul territorio e tutelare la sicurezza dei cittadini”. Al riguardo Trenta ha rilevato che
“si tratta di un’operazione che non dipende direttamente dal ministero della Difesa, ma da quello dell’Interno, però ne fanno parte i militari e dunque è una cosa che potrebbe essere attivata anche qui, su richiesta del prefetto, della popolazione e della politica”. Infine il ministro ha messo in luce che “inizialmente ‘Strade sicure’ era un’operazione che anche a Roma non era accettata bene, perché vedere i militari per strada faceva pensare a posti poco sicuri, mentre oggi se non vediamo quei militari per strada ci preoccupiamo perché ci sentiamo un po’ meno sicuri”