Il nuovo piano del Parco nazionale della Majella al vaglio dei cittadini, dopo l’approvazione da parte del consiglio direttivo dell’Ente.
Dopo l’approvazione da parte del consiglio direttivo del Parco nazionale della Majella il nuovo piano sarà depositato per quaranta giorni presso le sedi dei Comuni e delle Regioni interessate, e chiunque potrà prenderne visione ed estrarne copia. Entro i successivi quaranta giorni chiunque potrà presentare osservazioni scritte, sulle quali l’ente parco esprimerà il proprio parere entro trenta giorni.
In una nota si legge che i capisaldi del piano sono “Competenza giuridica, profonda conoscenza dei processi ecologici, visione territoriale, aderenza alle normative internazionali. Il nuovo Piano è lo strumento di pianificazione principale del territorio della Majella, custodito da un Parco di 750 km2, con 39 territori comunali e con uno dei più grandi patrimoni di biodiversità d’Europa “.
Il componente del Consiglio Direttivo e della Giunta Esecutiva del Parco Licio Di Biase sottolinea che “con questo Piano si compie un passo in avanti verso l’attenuazione della rigidità gestionale del territorio che, nel passato, ha creato molto malessere e proteste nelle popolazioni. Infatti, col precedente Piano approvato nel 2009, dopo una prima stesura avvenuta nel 1998, si era determinata una inconcepibile rigidità repressiva che determinò un distacco sempre più polemico tra Parco e popolazioni. E poi il distacco verso i problemi della proliferazione incontrollata dei cinghiali…nulla a che fare con il Piano….ma che sta a testimoniare l’eccessivo distacco del parco dal territorio……..tanti drammatici problemi che ora iniziano una nuova stagione di attenzioni.Troppe cose, da allora, sono cambiate, nella gestione del territorio e soprattutto negli strumenti della conservazione della natura. I cambiamenti ecologici in corso, la presenza di specie faunistiche di pregio, come il lupo, il camoscio appenninico e l’orso marsicano, che nel frattempo hanno raggiunto consistenze e distribuzioni importanti, la presenza delle attività antropiche sui territori, le modalità di gestione agro-zootecniche, gli sport sostenibili, le nuove visioni gestionali nel frattempo maturate anche sulla scorta delle Direttive europee, dei progetti Life, dei piani di gestione dei Siti di interesse comunitario. Cambiamenti della natura e delle istituzioni che non potevano essere contemplati vent’anni fa e che necessitavano di aggiornamento e di una nuova fase operativa. Con il vecchio Piano, per altro, affetto da eccessiva sintesi ed indeterminatezza, mancando il Regolamento del Parco, che doveva disciplinare le attività consentite, l’ampia discrezionalità dirigenziale aveva prodotto una mole inconcepibile di ricorsi e di questioni giudiziarie, oltre che un magma informe di burocrazia che appesantiva il rapporto tra Ente e territorio. La stesura del lavoro ha seguito ad una attività di vaglio e comparazione della pianificazione adottata nella maggior parte dei parchi nazionali italiani, ed ad un confronto con gli strumenti di gestione di alcuni rappresentativi parchi europei di Cat. II IUCN. La cognizione degli elementi di criticità apparsi nelle diverse realtà o prassi applicative ha costituito la base per una piattaforma di miglioramento ed ammodernamento; sono stati acquisiti spunti utili dall’evoluzione anche internazionale dei principi cardine dell’environmental law e dei suoi strumenti applicativi. In questi termini, per esempio, l’ingerenza propositiva del Parco nella gestione dei rifiuti, nella tutela dall’inquinamento luminoso, od anche l’azione attiva nella eliminazione dei detrattori ambientali. Sono stati aggiunti importanti passaggi e chiarimenti relativi alle misure previste per la gestione e la conservazione delle c.d. “aree Natura 2000”, ad indirizzi di gestione attiva della wilderness, alle misure di prevenzione degli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica, alla semplificazione procedimentale recata per le attività edilizie nelle zone D, all’impiego di meccanismi pattizi tra Parco e stakeholder , ed altri strumenti che corrispondono un adeguamento strutturale che tende ad avvicinare la realtà italiana all’esperienza europea. La proposta di nuova zonizzazione ha degli importanti cambiamenti: la zona A di riserva integrale aumenta dal 48% al 56% dell’intera superficie del Parco, le Zone D1 (Insediamenti turistici da riorganizzare) scendono dallo 0,12% allo 0.09%, le Zone D2 salgono appena dallo 0.65% all’1,01%, semplicemente per soddisfare alcuni adeguamenti cartografici ed esigenze tecniche. Nulla di più lontano, dunque, dal paventato aumento del consumo di suolo e di cementificazione che alcuni avevano, nei giorni precedenti, frettolosamente paventato. Si è trattato, invece, di un procedimento di pensiero, visione, elaborazione tecnico-giuridica che negli ultimi mesi ha visto impegnati uffici, tecnici e comunità del Parco, nel disegno di una nuova pianificazione che sia al passo con i tempi e le norme della conservazione, e coerente alla storia della nostra terra “.