“Il Pianto di Alì” è il titolo del nuovo libro di Edoardo De Luca, giovane scrittore abruzzese, che racconta una storia di schiavitù mettendo a confronto le storie di due bambini.
Si tratta della quarta opera letteraria di Edoardo De Luca autore anche di un volume su San Nunzio Sulprizio dopo la sua canonizzazione avvenuta nel 2018.
De Luca spiega che nel libro ha voluto raccontare “una storia incentrata su un particolare tipo di schiavitù che, purtroppo, ancora oggi esiste nel mondo. La medesima schiavitù, anche se in modo indiretto, è molto vicina a noi, perché riguarda lo sfruttamento degli esseri umani per la ricerca del materiale necessario a far funzionare i nostri cellulari, i nostri computer e vari apparecchi elettronici di cui facciamo uso quotidianamente”.
Il materiale al quale fa riferimento Edoardo De Luca è il Coltan che è un minerale di superficie che viene estratto da adulti ma anche da molti bambini e che viene utilizzato per realizzare i telefoni cellulari dei quali ormai non sappiamo più fare a meno.
Del minerale in questione è ricco principalmente in Congo dove si trovano circa l’80% delle risorse mondiali. Per estrarlo ci vogliono profondi tunnel e numerosi schiavi che per la disperazione, si ritrovano a lavorare in condizioni di grande sfruttamento con una paga di pochi dollari al giorno, scavando con vanghe e, per le donne e i bambini, lavando a mano le pietre che poi trasportano per chilometri al mediatore più vicino.
De Luca anticipando i temi del racconto afferma che il libro ” ha per protagonisti due bambini: uno dalla pelle chiara e senza alcun difetto fisico, che desidera ricevere in regalo il miglior smartphone in commercio. L’altro, da poco arrivato in Italia dal Congo, ha la pelle color cioccolato fondente, zoppica e ha la schiena curva. Questo bimbo, a differenza del primo che desidera con tutto se stesso un nuovissimo smartphone, quando vede un cellulare scoppia a piangere disperatamente. Il motivo sarà svelato nel corso del racconto.
Le mie sono state tutte opere letterarie basate innanzitutto sul filantropismo, e poi, secondariamente, sull’intrattenimento. In questa ho deciso di abbracciare il tema della schiavitù dal momento che, nonostante oggi nel mondo si porti avanti l’idea del “progresso”, esistono queste situazioni disumane che di progresso non hanno nulla. Sono situazioni che la maggior parte delle persone non conosce, nonostante abbia ogni giorno tra le proprie mani gli oggetti tecnologici derivanti da grandissime sofferenze e disumanità. Ho voluto far conoscere e rendere la vera idea di qual è il vero prezzo, al di là di quello economico, di gran parte della tecnologia esistente”.