Incendio a Fonte Vetica: “colpa del panico”. Così spiegano al Pm i 14 indagati, tutti tra i 20 ed i 30 anni, per il rogo che ha devastato Campo Imperatore.
Tutti ascoltati tra ieri ed oggi i 14 ragazzi iscritti nel registro degli indagati per il rogo a Fonte Vetica, lo scorso 5 agosto, che ha bruciato 300 ettari, di cui 220 per il pascolo, 50 di bosco e conifere ed una trentina di latifoglie, nel cuore del Parco Gran Sasso-Monti della Laga. Ricostruita la dinamica dell’incidente, grazie anche all’attività investigativa del Nipaf coordinato dal colonnello Antonio Rampini, e al racconto dei ragazzi. Due i fuochi accesi per cucinare gli arrosticini, uno a terra e l’altro all’interno di una canalina metallica per il barbecue che si é improvvisamente rovesciata scatenando l’incendio sviluppatosi in pochi istanti. A quel punto i ragazzi, secondo quanto hanno raccontato, sarebbero stati presi dal panico e a parte un immediato ma maldestro tentativo di spegnere le fiamme, avrebbero deciso di mettersi al più presto in salvo. Nelle audizioni di ieri qualcuno ha anche cercato di scaricare le responsabilità su qualcun altro, tuttavia il quadro accusatorio per il Pm Fabio Picuti é abbastanza chiaro: l’incendio si é propagato per negligenza, imprudenza ed imperizia, tutti rischiano condanne da uno a cinque anni, oltre ad una pesante richiesta di risarcimento per una delle aree più suggestive di Campo Imperatore andata completamente distrutta.
IL SERVIZIO DEL TG8