Inchiesta Petrolio: le precisazioni di Damiani

damianigiovanni

Il direttore tecnico dell’Arta Abruzzo Giovanni Damiani  interviene sul suo presunto coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Potenza sul centro Olio di Viggiano.

Il direttore tecnico dell’ Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente d’Abruzzo Giovanni  Damiani  interviene nella vicenda riguardante l’articolo del Fatto Quotidiano del 17 aprile scorso circa una sua presunta iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Potenza per presunte falsificazioni (o omissioni) relative a una perizia giudiziaria svolta  dal dottor Damiani sul Centro Olio di Viggiano. Damiani  fa sapere di non conoscere ancora gli atti e invia una comunicazione che pubblichiamo integralmente .

“E’ riportato, nel titolo dell’articolo, come prova di presunti rapporti torbidi che la Procura di Potenza sospetta tra il Sottoscritto e un Consulente di parte dell’ENI,  che “S’incontravano a Nuvola Rossa”.  Questo perché il 30 luglio 2014 il Consulente dell’ENI viene negli uffici amministrativi dell’ARTA in viale Marconi 178 in Pescara,  dove presto servizio, e sotto gli occhi di tutti, andiamo a prendere un caffè al bar più vicino alla sede, il Nuvola Rossa, appunto!  E’ falso che “S’incontravano al Nuvola Rossa”, come se fosse un fatto ripetuto nel tempo: avrebbe dovuto essere scritto che “si sono  incontrati in ufficio e poco dopo si sono recati al Nuvola Rossa”. E’ assolutamente falso, ancora,  quanto riportato nell’articolo, secondo cui “in quelle ore i due si stanno occupando di analizzare le emissioni che l’Eni, nel centro olio di Viggiano, emette nell’aria”.  Infatti non mi sono mai occupato di analizzare le emissioni immesse nell’aria nel Centro Olio, semplicemente perché non sono mai state oggetto di incarico conferito dalla Procura in quella Perizia Tecnica d’Ufficio. E’ falso altresì che i due “devono occuparsi anche di analizzare gli scarichi (idrici n.d.r.), rifiuti che finiscono nel sottosuolo”. Questo perché non ho mai svolto personalmente quelle analisi (da anni non  sono addetto all’esecuzione delle analisi di Laboratorio), che sono state affidate alla Sezione di Chimica Ambientale del Distretto ARTA di Pescara, a professionalità elevatissime, e i cui laboratori  non si trovano presso la Sede amministrativa dell’Agenzia  da cui si è usciti in quella data per  prendere il caffè. Preciso che non ho mai partecipato di persona a quelle analisi né ho mai interferito in esse in alcun modo. Né  tantomeno il tecnico di parte di una azienda può analizzare campioni in un Ente Pubblico, ma solo assistere alle analisi che l’Ente svolge. Infine preciso che i risultati delle analisi vengono alla fine esternati dal Laboratorio in automatico dal sistema informatico interno LIMS che impedisce qualsivoglia successiva “falsificazione” esterna da parte di terzi! E’ falso ed altamente offensivo della mia onorabilità che il sottoscritto assieme (!) al consulente dell’ENI  abbiano redatto e consegnato alla Procura una falsa perizia o…”più che falsa, omissiva “ (quale delle due? Cosa mai sarebbe stato omesso?).  Non riesco proprio neppure ad immaginare come possa aver avuto origine tale ipotesi.  E’ nei fatti e posso dimostrare nelle sedi opportune che non ho mai redatto quella perizia, né ho mai cambiato un rigo della stessa, che è stata redatta dal solo Consulente del pool di Periti che ne aveva competenza in quanto Ingegnere Chimico, anch’egli pubblico dipendente,  esperto di AIA (Autorizzazione Unica Integrata ) e in cicli produttivi complessi come quello di Viggiano. Il mio ruolo nella stessa è stato, in definitiva,  quello di aver garantito unicamente prelievi ed analisi richieste dalla Procura sulle sole acque di rifiuto. E di averne trasmesso i risultati all’estensore della perizia. E di aver richiesto la fatturazione all’ARTA e non per me e per le altre persone nominate come Consulenti Tecnici d’Ufficio dalla Procura. E adesso arrivo a chiarire le accuse di contatti tra il sottoscritto e il Consulente dell’ENI,  questione che così com’è stata riportata dalla stampa,  per chi non conosce come stanno le cose getta ombre  sulla mia onorabilità ed onestà (alle quali tengo moltissimo, avendole coltivate per tutta la vita in un quarantennio di attività intensa e ininterrotta in difesa dell’ambiente con denunce, mobilitazioni e iniziative d’ogni genere nel sociale, nelle Istituzioni e anche con innumerevoli collaborazioni  proficue con Procure in tutta Italia). Incaricato (su loro chiamata) dalla Procura di Potenza, mi è stato chiesto di effettuare campionamenti ed analisi chimiche di rifiuti liquidi non meglio identificati. Mi reco quindi a Potenza con due collaboratori esperti dell’ARTA: uno del Distretto dell’Aquila ed una collaboratrice del Distretto di Chieti. Venuto a conoscenza del lavoro da svolgere ho accettato, insieme agli altri,  l’incarico divenendo immediatamente operativi. Il pool che entra in azione è composto quindi da quattro consulenti: tre dell’ARTA che si aggiungono all’ingegnere super-esperto che poi ha redatto la perizia, che già era incaricato da tempo.  L’oggetto del campionamento e il luogo ove effettuare i prelievi ci vengono illustrati al momento, in Procura.  Recatici, accompagnati,  al centro Olio, i campioni vengono raccolti sotto gli occhi della Pubblico Ministero presente all’operazione e dei militari del NOE, vengono sigillati (con sigilli controfirmati da tutte le parti), posti negli idonei contenitori per essere trasferiti ai Laboratori di Pescara per le analisi. Trattandosi di analisi irripetibili, la giurisprudenza impone che debba essere data comunicazione alle parti investigate del giorno, del  luogo e dell’ora d’inizio delle operazioni analitiche e della facoltà di poter assistere, con propri tecnici di parte,  all’apertura dei campioni (verificandone l’integrità dei sigilli) e allo svolgimento delle operazioni analitiche. Cosa che ho fatto puntualmente e pubblicamente inserendolo nel verbale di campionamento e che è stato ribadito nel successivo passaggio in Procura. Preciso che, in mancanza della comunicazione sopra evidenziata, i risultati delle analisi svolte diventerebbero inutilizzabili in sede di dibattimento processuale in quanto non sarebbe stato garantito il diritto alla difesa. Avvertire la parte avversa (come ho fatto) è quindi un obbligo….e per la per la parte privata è un diritto presenziare a tutte le operazioni di analisi. ENI nomina quindi un proprio consulente di parte, un ingegnere chimico di Pescara,  incaricato di venire in  ARTA per seguire, nel tempo, tutto l’iter delle analisi.  Questo è “il mistero”  per cui tale consulente di parte ha “avvicinato” l’ARTA ed il sottoscritto.  Il Consulente è peraltro persona nota (a Pescara che non è una metropoli sono pochissime le persone che fanno questo mestiere specialistico e ci si conosce tutti per aver avuto innumerevoli occasioni di lavoro in cui ci si è incontrati nelle conferenze dei servizi, nelle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, per le Autorizzazioni Ambientali, per contenziosi ecc… Succede pure comunemente che consulenti di parte, per motivi di lavoro,  vengano in ARTA a chiedere lo stato di pratiche in corso, su svariate questioni ambientali in cui ARTA è chiamata a fornire  alle provincie, all’ISPRA  ed alla regione pareri tecnici endoprocedimentali o chiarimenti su prescrizioni tecniche o procedure da seguire). Con taluni c’è pure, nel rispetto dei ruoli, un rapporto di stima professionale come accade tra magistrati ed avvocati…senza che per loro si sospetti che, per aver preso un caffè insieme, si colluda e si trucchino le udienze. Questi i fatti dei presunti ed enfatizzati “rapporti” professionali oscuri tra lo scrivente e “emissari” dell’ENI. Sono certo che potrò dimostrare nelle sedi opportune (appena me ne verrà data la possibilità, visto che ho chiesto di essere ascoltato e  che la cosa mi è stata finora negata) la mia assoluta estraneità  ai fatti addebitatimi e la correttezza ed il rigore professionale, etico e morale con cui ho svolto i compiti istituzionali,  riservandomi ogni più opportuna azione a tutela della mia immagine e professionalità nei confronti del quotidiano in questione “.

Intanto gli iscritti alle associazioni Italia nostra, Marevivo, Mila donnambiente, Ecoistituto Abruzzo, Medici per l’ambiente, insieme ai loro rappresentanti Mimmo Valente, Adriana Avenanti, Paola Barbuscia, Edvige Ricci, Mariella Saquella, Cecilia Bellini, Giancarlo Odoardi esprimono la loro solidarietà a Giovanni Damiani e in una nota anche la loro piena fiducia nell’operato del direttore tecnico dell’Arta.

Nel comunicato si legge: “Abbiamo letto, con profonda costernazione, le notizie di una – possibile? presunta ? reale? – iscrizione di Giovanni Damiani nella lista degli indagati nell’inchiesta di Potenza. Aldilà di quanto da lui potrà essere dichiarato, ci teniamo a testimoniare che neanche per una frazione di secondo siamo stati sfiorati dall’idea che potesse esserci stato un comportamento men che rispettoso delle norme e dell’ambiente da parte di Giovanni Damiani. Altrettanta certezza ci viene testimoniata dalle centinaia di dichiarazioni in tal senso che continuano ad arrivare da amici, conoscenti, allievi, cittadini, uomini e donne…La passione che lo ha portato a divenire uno dei maggiori esperti europei sui temi della protezione delle acque e della natura in generale, si alimenta della pari determinazione a combattere contro le ingiustizie e le prepotenze dei poteri più forti nei confronti dei più deboli. Natura compresa. Impensabile pertanto una lettura delle cose che lo vorrebbe a servizio di essi”.