Il gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha rinviato a giudizio, con l’accusa di falso ideologico in concorso, l’ex presidente della giunta regionale abruzzese Luciano D’Alfonso, gli assessori regionali Di Matteo, Paolucci, Pepe e Sclocco.
Con loro anche il capo gabinetto e il segretario della presidenza dell’epoca, Fabrizio Bernardini e Claudio Ruffini. Secondo l’accusa gli imputati, nel corso della seduta della giunta regionale del 3 giugno 2016, avrebbero approvato la delibera di indirizzo per la riqualificazione e realizzazione del parco pubblico Villa delle Rose di Lanciano (Chieti), certificando la presenza del presidente, che invece si trovava altrove. Il tutto alla luce di un “accordo telefonico intercorso tra D’Alfonso e Ruffini – è scritto nel capo d’imputazione – la cui azione era consapevolmente diretta al medesimo fine della falsa attestazione”. Il gup, prima di decidere sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dal pm Andrea Di Giovanni, aveva accolto un’eccezione presentata dalla difesa dell’ex governatore, decretando l’inutilizzabilità dell’intercettazione telefonica riguardante la conversazione nella quale D’Alfonso e Ruffini prendevano accordi, compiuta dalla procura dell’Aquila nel corso di un’altra inchiesta. Contestualmente aveva rigettato un’altra eccezione, presentata sempre dalla difesa di D’Alfonso, per chiedere l’inutilizzabilità delle indagini difensive compiute dal pm. I sette imputati dovranno comparire davanti al tribunale monocratico il prossimo 8 giugno.