Inchieste La City: udienza slitta al prossimo 4 aprile la prima udienza preliminare sulle due inchieste riguardanti il complesso residenziale de “La City”.
Slitta al prossimo 4 aprile la prima udienza preliminare relativa alle due inchieste della procura di Pescara riguardante la City, la struttura che dovrebbe ospitare la nuova sede della Regione, e il mare sporco e il divieto di balneazione “fantasma” dell’estate 2015. Il gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha rinviato l’udienza a causa dell’indisponibilita’ dell’avvocato di uno degli imputati, residente a Potenza e bloccato dal maltempo, dei problemi di salute di uno degli imputati e della richiesta del termine a difesa avanzata da uno degli avvocati, che ha ricevuto l’incarico recentemente. I due procedimenti sono trattati in maniera unitaria in quanto l’inchiesta sul mare inquinato ha preso il via da un’intercettazione telefonica svolta nell’ambito delle indagini sulla vicenda della City. Nel corso della prossima udienza Sarandrea decidera’ se separare i due procedimenti. In particolare, l’inchiesta sul mare inquinato e sul divieto di balneazione “fantasma” vede sotto accusa il sindaco Marco Alessandrini, il suo vice Enzo Del Vecchio e il dirigente comunale Tommaso Vespasiano per “concorso in omissioni di atti d’ufficio”. Secondo i sostituti procuratori, Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio, avrebbero “omesso di emanare idonei provvedimenti amministrativi volti a tutelare la salute pubblica e ad impedire la pubblica balneazione di quel tratto costiero”. L’inchiesta ruota attorno alla rottura della condotta del depuratore che determino’ lo sversamento in mare di 30 mila metri cubi di liquami e l’ordinanza del 3 agosto 2015. L’accusa sostiene che fu tardiva rispetto al momento in cui gli amministratori erano stati messi al corrente della non balneabilita’ delle acque. Per quanto riguarda la City, sono quindici gli imputati: l’ex sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia e l’ex assessore comunale, Marcello Antonelli, che devono rispondere entrambi di concorso in abuso d’ufficio; l’imprenditore Marco Sciarra, legale rappresentante della societa’ Iniziative Immobiliari Abruzzese; l’amministratore unico della societa’ Imar Costruzioni, il costruttore Giovanni Pagliarone; il direttore dei lavori per le opere strutturali, l’ingegnere Carlo Galimberti; e il direttore dei lavori architettonici, l’architetto Mario D’Urbano, accusati tutti e quattro di concorso in abuso edilizio. Tra le persone coinvolte anche Antonio Sorgi, Carla Mannetti, Gaetano Silverii, Emilia Fino, Pierluigi Caputi, Mario Pastore, Gaetano Pepe, Lanfranco Chiavaroli, Enrico Iacomini. Si tratta di dirigenti della Regione e del Comune, tutti accusati di abuso d’ufficio. Al centro dell’indagine c’e’ la variazione di destinazione d’uso deliberata dalla giunta Mascia.
“Con tale atto – si legge nel capo di imputazione – si addiveniva al sostanziale ampliamento della destinazione d’uso della sottozona indicata, attestando, contrariamente al vero, che tale variazione non determinasse l’aumento del carico urbanistico e delegavano al privato costruttore la mera attestazione del mancato incremento del carico antropico, pur a seguito dell’edificazione programmata: occultavano il dato che il fine ultimo della variante deliberata fosse volta a consentire la realizzazione di una struttura che per l’incremento differenziale del carico antropico potesse integrare anche un obiettivo sensibile del piano di rischio aeroportuale”.
Slitta al 4 aprile anche l’udienza per l’altra inchiesta, quella sull’ordinanza ‘fantasma’ per il mare inquinato, è di epoca più recente e vede indagati, per omissione di atti d’ufficio, il sindaco in carica Marco Alessandrini, il suo vice Enzo Del Vecchio e il dirigente comunale Tommaso Vespasiano: secondo l’accusa, rappresentata dai pm Mantini e Di Serio, avrebbero “omesso gli idonei provvedimenti amministrativi volti a tutelare la salute pubblica e ad impedire la pubblica balneazione di quel tratto costiero”. Le indagini, innescate anche da un esposto dell’esponente di Fratelli D’Italia Armando Foschi, si riferiscono ai comportamenti amministrativi successivi alla rottura della condotta del depuratore, nell’agosto del 2015, che determinò lo sversamento di scarichi inquinanti in mare. L’ordinanza del 3 agosto di due anni fa, a giudizio degli inquirenti, sarebbe stata tardiva rispetto al momento in cui gli amministratori erano stati messi al corrente della non balneabilità delle acque. Nell’ambito di questo procedimento gli avvocati delle difese sarebbero intenzionati a chiedere il rito abbreviato