Ladri di rame: Da Pescara arresti nel Centro Italia. L’operazione partita questa mattina con l’impiego di 110 carabinieri con arresti e sequestri in Abruzzo, Puglia e Marche.
le indagini, avviate un anno fa, hanno permesso d’individuare i responsabili di furti, commessi ai danni di aziende, privati ed infrastrutture. Ricostruita l’intera filiera criminale. dal furto alla ricettazione attraverso due società di smaltimento di rifiuti che, dopo aver trattato il rame lo reimmettevano in commercio. 25 le misure cautelari emesse, sequestrati capannoni ed oltre 25 tra auto, rimorchi ed autotreni. Nel corso delle indagini sono state arrestate 18 persone in flagranza di reato e sequestrate oltre 30 tonnellate di rame. Alre cinque persone sono state condotte in carcere, una ai domiciliari ed un’altra sottoposta all’obbligo di dimora. Il tutto é iniziato con il sequestro di un furgone carico di rame condotto da un ragazzo rumeno. Da qui sono partiti gli accertamenti attraverso intercettazioni telefoniche e video-ambientali, nonchè con numerosi servizi di pedinamento. L’organizzazione criminale composta da cinque batterie, tutte di nazionalità rumena, che avevano il compito di effettuare i furti tra Abruzzo, Marche e Molise. Oltre dieci i colpi messi a segno. Il materiale rubato veniva poi trattato da un gruppo d’italiani che facevano da trait d’union tra le varie batterie, occupandosi prima della ricettazione, poi della trasformazione e quindi del riciclaggio attraverso due società di smaltimento rifiuti nella provincia di Chieti. Una volta commesso il furto i ladri contattavano alle prime ore del giorno un pregiudicato italiano di 41 anni, considerato il deus ex machina dell’organizzazione, invitandolo a prendere un caffè, da qui il nome dell’operazione “Red Coffe”. L’invito era in realtà un modo velato di comunicare l’avvenuto furto. La merce veniva poi stoccata in un capannone del chietino dal quale veniva periodicamente prelevata da camion con rimorchio per essere poi portata in altri due capannoni di ditte compiacenti. Grazie all’installazione di telecamere nei pressi dei capannoni i carabinieri hanno potuto immortalare l’intenso traffico mattutino, con cadenza quasi quotidiana. C’era poi il momento del secondo caffè, in diversi bar della zona, per il pagamento dovuto con prezzi che andavano dai 3 ai 4 euro al chilo a seconda della quantità di rame rubato. I camion trasportavano la refurtiva presso un altro sito vicino dove, attraverso un mulino, il rame veniva lavorato, polverizzato e stoccato all’interno di big bags pronto per essere rivenduto sul mercato. Dopo l’arresto in flagranza di 18 persone l’organizzazione ha patito un momento di crisi costringendo l’organizzazione a commissionare più furti ed arrivando perfino ad aumentare il corrispettivo pagato pur di mantenere gli standards raggiunti. Lo scorso giugno un primo blitz dei carabinieri nelle ditte con il sequestro di 8 tonnellate di rame triturato, 4 tonnellate di cavi ancora da lavorare e ben 20 tonnellate di residui di lavorazione. Contestualmente agli arresti il Gip del Tribunale di Pescara Nicola Colantonio, su richiesta del Pm Adrea Papalia, ha emesso anche un decreto di sequestro di capannoni e di 27 mezzi tra automobili, camion e rimorchi intestati alle due società, per un valore di circa 800 mila euro.