Il bimbo di 27 giorni morto nella culla a Lanciano non ha subito violenze secondo l’autopsia eseguita dal medico legale Pietro Falco.
Il responso definitivo arriverà comunque tra 60 giorni con i risultati dell’esame autoptico eseguito dal medico legale incaricato dalla Procura di Lanciano. Sono stati i genitori ad accorgersi che il piccolo, 27 giorni appena, non respirava più e che era immobile nella culla in cui si era addormentato la sera prima. Quando sono arrivati, domenica mattina, in ospedale il bimbo, F.G., era già morto e l’ipotesi più probabile avanzata dai sanitari è stata quella della sindrome da morte in culla. Il dramma si è consumato in un appartamento del capoluogo frentano dove una giovane coppia, mamma di 25 anni e papà di 30, preoccupata per il sonno prolungato del loro ultimo figlio, nato neanche un mese fa, quando hanno capito che non si svegliava hanno deciso di portare il piccolo direttamente in ospedale, in macchina, senza allertare il 118 e attendere l’ambulanza. Quando è entrato in pronto soccorso, il neonato ormai era già in arresto cardiaco.I genitori non riescono a spiegarsi il perché di una tragedia immane e impossibile da accettare. I carabinieri della compagnia di Lanciano hanno avvertito il magistrato di turno il sostituto procuratore Rosaria Vecchi. Già un primo esame esterno aveva escluso la morte per cause violente e lesioni collegabili a possibili cadute. Si era pensato a un rigurgito, ma nella culla, sul cuscino, sulle lenzuola non ci sono tracce. La Procura, come atto dovuto, ha aperto un fascicolo e nominato come consulente il medico legale Pietro Falco.