A L’Aquila, in Piazza Duomo, flash mob silenzioso “Lavorare per vivere”, indetto dall’Ugl, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno delle “morti bianche”. Installate 30 sagome in ricordo delle persone che hanno perso la vita nei luoghi di lavoro in Abruzzo nel 2018.
L’iniziativa “Lavorare per vivere” si è svolta nel capoluogo abruzzese, dando il via alla serie di “manifestazioni silenziose” per sensibilizzare sul tema delle morti bianche promossa dal sindacato. In piazza Duomo sono state posizionate 30 sagome in ricordo delle persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro nel 2018 in Abruzzo. La manifestazione fa seguito a quelle nazionali organizzate nelle grandi città dall’Ugl, che ha posizionato complessivamente 1.133 sagome, pari al numero delle persone che nel 2018 hanno perso la vita in incidenti sul lavoro.
Il segretario generale dell’Ugl Paolo Capone ha detto: “Abbiamo scelto L’Aquila perché detiene uno dei record negativi: è la nona città d’Italia per numero di morti rispetto a quello dei lavoratori; l’Abruzzo è la quarta regione. Se i dati sono trasversali e non c’è distinzione tra Nord e Sud, e il problema dell’Aquila potrebbe essere legato alla ricostruzione post terremoto e alla cantieristica, dato che il settore edile è quello con l’incidenza maggiore. Il settore agricolo è il terzo per incidenza e l’Abruzzo è una regione a forte vocazione agricola.
Abbiamo proposto e continuiamo a proporre anche a questo Governo di introdurre la sicurezza sul lavoro all’interno delle scuole superiori, perché è da lì che usciranno i lavoratori e gli imprenditori del futuro. Complessivamente in Italia nel 2018 sono stati 1133 i decessi sui posti di lavoro, 104 in più rispetto al 2017.
La maglia nera va al Molise. Tra le criticità si registra un’incidenza maggiore tra le persone che hanno più di 60 anni, perché si abbassa la capacità di vigilanza. Questo è un effetto della legge Fornero. Un aumento si registra anche tra i neolavoratori: la contrattualistica cambia e questo porta a operare in condizioni di rischio perché viene a mancare la formazione sulla sicurezza.
C’è poi il problema delle ispezioni: in Italia ci sono pochi ispettori e molti enti. Bisognerebbe andare nella direzione di un’agenzia unica della sicurezza sul lavoro. Il dato in controtendenza riguarda la diminuzione in assoluto degli incidenti, che si contrappone all’aumento dei casi normali. Una spiegazione potrebbe essere l’aumento degli occupati, a fronte di una riduzione delle ore lavorate: le ore di lavoro sono meno, fanno diminuire il numero degli incidenti, ma diminuisce anche la formazione in materia di sicurezza.
In Italia la legislazione è avanzata. Il problema è che c’è mancanza di consapevolezza da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro di quanto un incidente non possa considerarsi una fatalità. Il salto di qualità avverrà quando ci sarà consapevolezza dei rischi”.
Il Servizio del Tg8:
https://www.youtube.com/watch?v=mjEfs3dR6Fo