La Polizia di Stato di L’Aquila ha arrestato 6 persone nell’ambito di un’operazione antidroga che ha permesso di sgominare un’organizzazione criminale che era composta in prevalenza da persone di nazionalità albanese e macedone.
Devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti le sei persone di nazionalità straniera arrestate oggi dalla Polizia di Stato dell’Aquila mentre altri sei stranieri e tre italiani sono indagati, in stato di libertà, per varie cessioni dello stesso stupefacente.
Al termine di una complessa e articolata attività investigativa, che vede indagate 18 persone, gli agenti hanno eseguito sei misure di custodia cautelare.
Le indagini dei poliziotti della squadra mobile, coordinate dal pm David Mancini della Procura della Repubblica di L’Aquila e dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, hanno permesso di accertare che l’organizzazione criminale, composta in prevalenza da albanesi e macedoni, aveva avviato, nella città di L’Aquila, nella rilevante attività di vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina ed hashish.
Gli investigatori della Squadra Mobile hanno documentato come la gang, capeggiata da albanesi, si riforniva di droga a Roma, Tivoli e Celano, spesso rivolgendosi a dei connazionali, e ,una volta reperita la sostanza, provvedeva, con la collaborazione degli altri associati e di persone collegate all’organizzazione, alla vendita delle sostanze stupefacenti nel capoluogo abruzzese e alla periferia della città.
I servizi di appostamento svolti dagli investigatori hanno permesso, inoltre, di verificare che la droga, prima di essere venduta al dettaglio, veniva nascosta in luoghi già individuati dai malviventi, spesso occultata sottoterra nelle campagne aquilane. Poi, quando si doveva effettuare una vendita, i malviventi prelevavano dal nascondiglio la droga e pesavano quella da vendere con un bilancino di precisione (che spesso veniva chiamato “l’asino”).
In un’occasione, la Polizia aveva sequestrato 1 chilogrammo di cocaina che era nascosto nel terreno nei pressi del muro di cinta di un cimitero ed aveva arrestato due degli odierni indagati. Altri sequestri erano stati effettuati nel corso delle indagini per complessivi 1,5 kg di cocaina e 2 kg di hashish.
Le attività investigative, coordinate, hanno permesso di documentare, anche attraverso l’utilizzo di attività tecniche, una fiorente e redditizia attività di spaccio intrapresa dagli indagati.
L’organizzazione poteva contare su una serie di spacciatori “al dettaglio” che, oltre a reperire nuovi clienti, provvedevano alla consegna delle dosi; dopo aver preso accordi telefonici, spesso tramite whatsapp, spacciatori e clienti si davano appuntamento e concludevano l’illecita transazione: il prezzo di ogni singola dose (mezzo grammo) era di circa 50 euro.
Gli accordi venivano sempre presi utilizzando un linguaggio volutamente criptico: caramelle per indicare le singole dosi di cocaina, sassi per 10 grammi, una mano o un palmo (che ha cinque dita) per indicare altrettanti grammi, una birra piccola piccola per indicare una singola dose da mezzo grammo, etc.
Anche i membri dell’associazione, in più occasioni, hanno personalmente provveduto alla consegna della droga agli acquirenti.
In una nota della Questura si legge che “La puntuale e analitica ricostruzione degli episodi di spaccio, l’individuazione del modus operandi e dei “compiti” che ogni appartenente all’organizzazione svolgeva, hanno consentito alla Squadra Mobile di prospettare alla Procura della Repubblica un solido quadro probatorio circa le responsabilità degli indagati e hanno così permesso all’Autorità Giudiziaria di disporre i provvedimenti cautelari oggi eseguiti dalla Polizia di Stato.
Il questore di L’Aquila, Gennaro Capoluongo, nell’esprimere massima soddisfazione per il risultato ottenuto, ha affermato: “Nessuna tregua verrà data a chi pensa di delinquere in questo territorio, massimo rigore contro i venditori di morte.”