L’Aquila: firmato il Piano città degli immobili pubblici

L’Agenzia del Demanio e il Comune dell’Aquila hanno firmato un accordo per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico della città che riguarda un primo portafoglio composto da undici beni di proprietà statale e tre comunali

Il processo di rigenerazione urbana dell’Aquila oggi si rafforza con la sottoscrizione del Piano Città degli immobili pubblici. L’accordo, firmato dal direttore dell’Agenzia del Demanio, Alessandra dal Verme, e dal sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, mette al centro, in un’ottica di sostenibilità ed efficienza, i fabbisogni delle pubbliche amministrazioni e le esigenze espresse dai cittadini. Un’intesa che ha l’obiettivo di potenziare i processi della ricostruzione e riqualificazione, garantire la conservazione della memoria culturale e ambientale della città alle pendici del Gran Sasso e rilanciare lo sviluppo del Territorio.

Il Piano Città contribuisce alla risoluzione delle criticità urbane e socioeconomiche grazie a un’analisi dettagliata dei sistemi di pianificazione territoriale, geologico, ambientale, bioclimatico, infrastrutturale e di mobilità. Vengono identificate una serie di azioni strategiche prioritarie, tra cui la riduzione del consumo di suolo, l’adeguamento del patrimonio pubblico alle normative antisismiche ed energetiche, lo sviluppo di mix funzionali e aree di aggregazione e integrazione negli uffici pubblici, la creazione di residenze universitarie e centri di alta formazione, nuovi servizi per promuovere attrattività, soprattutto per i giovani, la promozione di percorsi culturali e la valorizzazione di beni pubblici di alto pregio, l’incremento del verde e della qualità ambientale.

L’accordo mira a recuperare e riconvertire immobili pubblici non più utilizzati e renderli sicuri, accessibili, aperti e risolvere criticità di mobilità urbana per migliorare la qualità della vita dei cittadini promuovendo benessere, inclusione sociale, sostenibilità ambientale e sviluppo e a sostenere l’Aquila capitale della cultura 2026.

Paolo Durante: