A L’Aquila nuova vita per le antiche stanze del convento di San Michele Arcangelo, nascoste per anni nei sotterranei di palazzo dell’Emiciclo.
Le antiche stanze del convento di San Michele Arcangelo a L’Aquila da sotterranei nascosti diventano luogo da valorizzare e tutelare. Risalgono al primo trentennio del Seicento, e sono state costruite dai frati Cappuccini. Insieme agli spazi della chiesa adiacente, per anni sono rimasti “nascosti” nei sotterranei di palazzo dell’Emiciclo adibiti in parte a deposito della Regione, in parte coperti dalle sovrastrutture successive. Sono tornate alla luce in questi ultimi mesi grazie all’intervento della Soprintendenza unica per il cratere e ai lavori condotti dalla Regione.
Secondo alcuni studiosi “Del convento erano scomparse le tracce già prima del sisma. Nel 1865 fu soppresso, espropriato e poi, nel 1888, inglobato nel palazzo dell’Emiciclo, riconfigurato con l’aggiunta dell’attuale portico di colonne tuscaniche e con trasformazioni interne. Restavano visibili, solo a qualche dipendente della Regione, delle stanze adibite a deposito e in parte coperte da sovrastrutture dei secoli successivi. Dalla fine del XIV secolo è documentata nella zona la chiesa di Santa Maria dei Santi Quattro Coronati consegnata agli inizi del 1600 ai Cappuccini che edificarono il convento e la chiesa di San Michele Arcangelo. Il corpo centrale del palazzo dell’Emiciclo dovrebbe quindi insistere sui resti della chiesa di San Michele. Ora dopo i lavori autorizzati dalla Soprintendenza hanno recuperato l’originaria spazialità con la rimozione delle pesanti sovrapposizioni realizzate negli anni 80 del Novecento. La chiesa è stata liberata dalla grande scala che conduceva alla parte contemporanea del consiglio regionale e alcuni ambienti conventuali, riscoperti e consolidati quale pregevole esempio di archeologia medioevale, saranno destinati a sale studio e biblioteca.I rinvenimenti, gli antichi percorsi e le tracce del passato riemergono dal sottosuolo e ridisegnano la storia urbana, concorrendo alla costruzione di nuove conoscenze e contribuendo al recupero di una memoria collettiva della città e del territorio. È quanto accaduto nel cantiere dell’Emiciclo, esperienza concreta e positiva di collaborazione tra tutela e ricostruzione: i resti dell’antico convento, sepolti da secoli, sono stati reintegrati nel progetto degli spazi aperti al pubblico e resteranno visibili e accessibili per i cittadini di domani”.