L’Aquila, ricostruzione: verso il commissariamento dei consorzi, é quanto si augura il presidente del Consiglio Comunale Benedetti.
Centinaia di consorzi e di condomini danneggiati dal sisma che aspettano di essere ricostruiti da oltre cinque anni. Ma che restano fermi per inerzia e inadempienza. A denunciare l’ennesima situazione di impasse che rallenta la rinascita della città a sete anni dal terremoto è il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti. Il riferimento è in particolare ad alcune aree definite “a fattibilità breve”, come Santa Maria di Farfa, la villa Comunale, una parte di via XX Settembre, per le quali il Comune ha stabilito una corsia preferenziale di ricostruzione. E invece nulla è stato fatto. Il motivo? Per Benedetti è colpa dei tecnici che hanno accumulato centinaia di lavori. Adesso si deve commissariare questi consorzi per poter avviare tutto l’iter burocratico.
“A sette anni dal sisma i ritardi sono ormai inaccettabili e stanno paralizzando la città e la sua economia. – ha proseguito Benedetti – Basti pensare che si registra un’ingiustificabile inerzia anche da parte di fabbricati ricompresi nelle aree a fattibilità breve, per i quali i lavori dovevano partire, addirittura, nel 2010. Il tutto a causa del fatto che i tecnici sono sovraccarichi di lavoro, avendo evidentemente accumulato più incarichi di quanti potessero ragionevolmente smaltire, ma anche a causa dell’ignavia di alcuni amministratori di condominio. Ora basta. Il Comune deve provvedere immediatamente alla nomina dei commissari, i quali, da parte loro, devono anche esercitare le dovute azioni di responsabilità nei confronti di chi ha bloccato la ricostruzione. Il danno non è solo per tutte quelle persone che, a sette anni dal sisma e senza più benefici come il contributo di autonoma sistemazione, il fondo immobiliare e i fitti concordati, si trovano a stare fuori casa e a pagare un affitto. Ne va, anche e soprattutto, – ha concluso Benedetti – dell’economia e della vita stessa della città. Nessuno, pertanto, si spertichi inutilmente in difese d’ufficio di ordini professionali, categorie e rapporti di colleganza. L’inerzia di alcuni non può diventare causa di conseguenze inaccettabili per tutti, vanificando ogni sforzo condotto faticosamente in questi anni, a tutti i livelli, per garantire la ricostruzione”.