Le faglie in Abruzzo, l’esperto: “Agire subito!”. Il docente di geologia dell’Università di Chieti Alberto Pizzi illustra la delicata situazione nella nostra Regione dopo il sisma di ieri.
Dal terremoto nella Marsica del 1915 a quello dell’Italia centrale dei giorni nostri, decine di attività hanno interessato il fronte appenninico dalla Toscana fino al Molise confermando un quadro, carta geologica alla mano, decisamente preoccupante per quel che riguarda le tante faglie vive e presenti. Ferite lunghe e profonde che testimoniano un fenomeno di compressione dell’intera cerniera dovuta alla dinamicità del versante tirrenico, opposto a quello adriatico. Alberto Pizzi, geologo e docente dell’Università di Chieti, apre ed illustra davanti alle telecamere del Tg8 la carta geologica da lui stesso ricostruita, in collaborazione con altri colleghi, agli inizia degli anni ’90, per dire innanzitutto che la faglia del Monte Vettore, quella che ha fatto ballare ieri tutta la zona da Castel S.Angelo sul Nera, ad Ussito, fino a Visso, é ben nota agli esperti e che costituisce un’attività sismica distinta da quella del 24 agosto ad Amatrice ed Arquata dove ha agito un’altra faglia, e che, statistiche alla mano, in un tempo ahinoi ignoto, altri terremoti si verificheranno.
“In Abruzzo la situazione é ben nota – ribadisce il Prof. Pizzi – le faglie più pericolose sono quelle de L’Aquila, della Marsica e di Sulmona, in particolare, quest’ultima, desta le maggiori preoccupazioni per la sua lunghezza, infatti più é lunga, più energia rilascia e più alta é la magnitudo. Ecco perchè, e non ci stancheremo mai di sottolinearlo, l’attività di prevenzione é fondamentale. Non solo – conclude Pizzi – ma credo non sia più procrastinabile una capillare attività di adeguamento delle strutture, perchè anche se non sappiamo quando arriverà, siamo certi che arrivi e non possiamo permetterci di farci trovare impreparati.”
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