Il 1° maggio 1776, in quella che viene definita la”notte delle streghe”, ad Ingolstad, fu fondato l’Ordine dei Perfettibili, poi rinominato in Ordine degli Illuminati, da un professore della locale università, Adam Weishaupt, e un gruppo di suoi studenti.
L’Ordine si diffuse ben presto in tutta la Baviera, da qui in nome di Illuminati di Baviera, grazie all’opera di alcuni agenti reclutatori, il cui compito era quello di fare proseliti nell’ambito delle logge massoniche tedesche e poi europee, infiltrandole dall’interno, scalandone i vertici e poi condizionarle e dirigerle verso i propri obiettivi, che consistevano nella negazione dei troni e degli altari. Uno dei più efficienti agenti reclutatori, che agivano nella massima segretezza, fu un abruzzese, Costanzo Di Costanzo, figlio cadetto del duca di Paganica, nell’aquilano, trasferitosi giovanissimo in Germania per non indossare una veste religiosa, come avevano dovuto fare i suoi numerosi fratelli e sorelle, meno l’unico, il primogenito, Giovanni, destinato a succedere al padre Ignazio del Ducato. Militare a Monaco, era stato avviato dal cognato, anch’egli militare, alla massoneria e poi tra gli Illuminati, assumendo il nome iniziatico di “Diomede”. Agendo nell’ombra con questo nome, ebbe il grande merito di iniziare tra gli Illuminati il barone von Knigge, colui che riuscì a dare all’Ordine una svolta che lo portò ad una straordinaria diffusione. Da Di Costanzo, alias “Diomede”, parte un filo rosso che lega la Baviera e l’Abruzzo, e si svolge da gomitolo intricato che Elso Simone Serpentini e Loris Di Giovanni, studiosi e profondi conoscitori della massoneria abruzzese, alla quale hanno dedicato diversi lavori, tra i quali “La storia della Massoneria in Abruzzo”, hanno ricostruito in un denso e corposo volume di più di cinquecento pagine, intitolato appunto “Gli Illuminati. Un filo rosso tra la Baviera e l’Abruzzo”, pubblicato dal CeSSMA (Centro Studi per la Storia della Massoneria in Abruzzo), per i tipi di Artemia Nova Editrice, terzo volume della collana “Documenti Massonici Abruzzesi”.
Il libro presenta le biografie di tre personaggi in diverso modo collegati al mondo enigmatico e intricato dell’Ordine degli Illuminati, ancora oggi avvolto nel mistero e accusato di satanica pervasività delle coscienze e delle istituzioni, di essere portatore di sconvolgimenti sociali, religiosi e politici. I tre personaggi, ciascuno a suo modo eccezionale, incrociarono le loro esistenze nella seconda metà del Settecento e nei primi dell’Ottocento, in una fase cruciale della storia delle evoluzioni e delle rivoluzioni dell’assetto politico europeo e nel processo di elaborazione di una nuova concezione dello Stato e del suo rapporto con sudditi diventati cittadini. Erano due abruzzesi e un danese, di differente età e di diverse generazioni, accomunati dall’ansia e dall’idea ferma della necessità del miglioramento degli uomini quali animali sociali, membri di una comunità vivente universale, e delle città, concepite come aggregazioni di anime e di intelletti pensanti. Tutti e tre erano schierati contro la persistenza di arcaiche strutture feudali che intendevano contribuire ad abbattere.
I due abruzzesi sono il citato Costanzo Di Costanzo (1755-1810), aquilano e Melchiorre Delfico (1743-1835), teramano, il danese era Friederich Münter (1761-1830), nativo di Gotha. Quest’ultimo era dei tre il più giovane e costituì il terzo vertice di un triangolo assolutamente particolare, essendo senza ipotenusa, di fatto un triangolo a tre vertici e due lati, mancando un collegamento diretto tra due dei vertici, Delfico e Di Costanzo. Tutti e tre frequentarono logge massoniche e cenacoli latomici. Di Costanzo fu degli Illuminati il più efficiente “agente reclutatore” nell’area tedesca. Münter effettuò un viaggio in Italia come agente segreto dello stesso Ordine, con il compito di diffondere l’Illuminatismo nella penisola italiana, a Roma, nel cuore stesso della Cristianità, e nel Regno di Napoli, infiltrando la libera muratoria partenopea come Di Costanzo e altri “reclutatori” avevano fatto in Germania. I due si incontrarono a Roma, segretamente, e poi continuarono a scambiarsi informazioni sugli sviluppi dell’Illuminatismo italiano. Delfico incontrò Münter e tenne poi una lunga corrispondenza epistolare con lui, anche quando il danese diventò vescovo di Copenaghen.
Somiglianze e dissomiglianze, coincidenze reali o mancate, riguardarono anche la fine della loro vita. Melchiorre Delfico morì a 91 anni di età, nel suo letto, circondato dall’affetto della sua famiglia. Münter morì da vescovo, riverito dai suoi fedeli a 69 anni di età. Di Costanzo fu quello dei tre che morì in età più giovane, ad appena 55 anni, “di consunzione”, a Vienna, dove pure fu sepolto.
Serpentini e Di Giovanni in quest’ultimo loro lavoro regalano al lettore cinquecento e più pagine di storie segrete che vengono disvelate sulla base di una ricca documentazione tratta da pubblicazioni settecentesce ed ottocentesche, ma anche da documenti conservati in diversi archivi di tutta Europa, Amburgo, Copenaghen, Berlino, Vienna oltre che in quelli abruzzesi, l’Archivio di Stato di Teramo e la Biblioteca “M. Delfico” di Teramo dove sono conservati gli originali di alcune lettere scambiate da Delfico e Münter.