Tiziano Paolucci è morto per arresto cardiocircolatorio, ma per le altre concause che configurino eventuali responsabilità terze bisognerà aspettare l’esito di ulteriori esami.
Ieri pomeriggio, dunque, l’esito dell’esame autoptico sul corpo del povero Tiziano Paolucci, il 56enne di Pescara morto a seguito di una banale lite in strada giovedì scorso a Pescara. Ad effettuarla il medico legale Sara Sablone, alla presenza dei consulenti di parte Cristian D’Ovidio, Albertina Ciferri e Gabriele Paolini. Quello che si è potuto accertare è che Paolucci è stato stroncato da un arresto cardiocircolatorio e che non sono emerse, al momento, lesioni mortali. Scopo dell’autopsia, per quanto possibile, quello d’individuare un eventuale nesso tra la lite scoppiata fra il giovane di 19 anni ed il Paolucci per ragioni di viabilità, e la morte di quest’ultimo. Resta in piedi l’ipotesi di reato a carico del giovane di “morte come conseguenza di altro reato”. Nel caso, dopo il tempo necessario, gli accertamenti dei periti non evidenzino dirette responsabilità da parte del giovane, la sua posizione potrebbe alleggerirsi. Intanto, sempre nella giornata di ieri, il ragazzo neo diplomato al Liceo Classico ed assistito dall’avvocato Valerio Argentieri, ha fatto pervenire ai familiari di Paolucci una lettera (pubblicata integralmente dal quotidiano “Il Centro”)nella quale si dice sconvolto per quanto accaduto e nella quale, soprattutto, chiede perdono, e chiarisce anche quella che è stata la sua ricostruzione della dinamica. Pur riconoscendo di aver avuto una reazione oltre le righe affrontando a muso duro Paolucci, ha anche precisato di non essere scappato, ma di essersi tranquillamente allontanato quando Paolucci era ancora in piedi e stava parlando con alcune persone, versione confermata anche dai carabinieri, e conclude:
“Questo mio scritto non porta alcun rimedio a ciò che è accaduto, né sollievo per chi sta patendo, né garanzia di redenzione per chi ha sbagliato, né fiducia che non accadrà più. Spero solo che ci insegni a riconoscere i nostri errori e mi dia l’opportunità di salvare la mia dignità, nella certezza che giustizia e verità mi renderanno libero».