M5s, Zennaro lascia il partito

Il deputato teramano Antonio Zennaro manager 36enne, veneto d’origine e abruzzese d’adozione, membro del Copasir e delle commissioni Bilancio e Finanze alla Camera, ha deciso di abbandonare il Movimento 5 Stelle per passare al Gruppo Misto.

Ad annunciarlo è stato lui stesso con un lungo post sulla sua pagina Facebook, pubblicato nella serata di ieri, nel quale ha argomentato e motivato le ragioni dietro la sua scelta. Una decisione maturata dopo gli ultimi avvenimenti, descritti dallo stesso deputato in un post del 20 aprile in cui ha annunciato che le sue proposte sul blocco degli affitti agli studenti fuori sede, sulle risorse per i comuni della Val Fino, sulla pesca e l’agricoltura non sono state sostenute dal gruppo parlamentare e quindi gli emendamenti non sarebbero stati votati in commissione bilancio. Da qui l’addio.

«Una scelta difficile, ma maturata dopo un lungo periodo di riflessione», scrive Antonio Zennaro. «Non rinnego un’esperienza straordinaria, dove ho potuto lavorare con persone perbene, ma i troppi e costanti dissidi verso la gestione e le scelte in materia economica non mi permettono di proseguire. La mancanza di una forte e chiara politica a sostegno delle piccole imprese, delle partite Iva, degli artigiani, commercianti e, più in generale, evidenti lacune politiche a favore dello sviluppo, considerata tra l’altro la mia storia professionale e culturale, non mi permettono di andare oltre». Zennaro parla di «comportamenti e umiliazioni subite solo per aver espresso punti di vista». E del cambiamento «fermato per qualche cerchio magico di troppo».

Una situazione che ha impedito di realizzare il programma e in questo momento «il Movimento non sembra in grado di trovare idee, progetti e proposte per far uscire l’Italia dalla crisi post coronavirus». Un post di addio nel quale si può anche ipotizzare quale sarà il suo futuro politico, un possibile passaggio al “Partito di Conte”, la formazione che dovrebbe sorgere nel caso la partita europea sul Mes ed i fondi per l’emergenza Coronavirus dovessero avere ripercussioni sulla tenuta del Governo.

 

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Federico Di Luigi: