Il 7 giugno l’udienza in Cassazione per decidere sul ricorso in merito alla richiesta di spostare alla Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila il fascicolo sulla morte di Roberto Straccia per presunto omicidio per scambio di persona.
I giudici hanno ritenuto ammissibile il ricorso ridando speranza ai famigliari del giovane studente universitario di Moresco scomparso a Pescara il 14 dicembre del 2011 e trovato cadavere sul lungomare di Bari Palese il 7 gennaio del 2012. Il tutto dopo una raffica di archiviazioni dal tribunale del capoluogo adriatico, anche alla luce di nuovi elementi emersi qualche anno dopo la morte, mai, secondo i legali della famiglia Straccia, dovutamente approfonditi. Gli elementi riguardano l’intercettazione tra due ‘ndranghetisti, ignari di essere ascoltati, che riferiscono di un omicidio per scambio di persona. L’unica colpa di Roberto, per così dire, quella di assomigliare in modo impressionante, ad un pentito residente in quei giorni, sotto regime di protezione, a Montesilvano. A questa intercettazione si aggiunge la testimonianza volontaria di una donna che riferisce lo stesso inquietante particolare. L’avvocato della famiglia Marilena Mecchi, intervistata nella trasmissione “In Cronaca” in onda questa sera su Rete8 alle 20.30, chiede soltanto che vengano fatte le dovute verifiche senza sottovalutare nessun dettaglio:
“Noi siamo sereni – dice la Mecchi – abbiamo fatto tutto quello che andava fatto, ora ci aspettiamo che anche chi di dovere faccia fino in fondo il proprio lavoro e se poi la risposta sarà per noi negativa, ne prenderemo atto, sapendo, però, che nulla é stato lasciato intentato.”
Torna a parlare, dopo diversi anni, scegliendo le telecamere di “In Cronaca”, il papà di Roberto Straccia, Mario. Intanto un lungo abbraccio e tanta riconoscenza alla città di Pescara per l’affetto e la vicinanza di questi anni e poi un appello:
“Non c’é stata ne volontarietà, ne accidentalità nella morte di Roberto, questo credo che negli anni sia emerso in maniera inequivocabile, ma in noi non c’é rabbia o sete di vendetta, abbiamo raggiunto, invece, serenità, Roberto riposa qui a due passi da casa e possiamo andarlo a trovare quando ci pare. L’unica cosa che chiediamo é che non ci venga negato il diritto di capire.”