Maxi liquidazione a Barusso: assolto De Dominicis, ex presidente della Provincia di Pescara, e con lui cinque assessori dell’epoca.
Per la Corte dei Conti nessuna responsabilità contabile a carico di Pino De Dominicis, ex presidente della Provincia di Pescara, e suoi cinque assessori: Ezio Di Marcoberardino, Enrico Di paolo, Antonello Linari, Rocco Petrucci e Marino Roselli. La vicenda risale all’aprile del 2000 quando la Provincia affidò ad Edoardo Barusso l’incarico di direttore generale dell’Ente. Dopo due mesi la nomina decadde perché si scoprì che il noto professionista aveva chiuso un accordo simile con Trieste. Da qui la richiesta di liquidazione da un milione e 400 mila euro. Secondo l’accusa la nomina risultava connotata da un’estrema superficialità, adottata in assenza di qualsiasi verifica con un danni erariale stimato in circa un milione 130 mila euro, con una richiesta di risarcimento di 230 mila euro a De Dominicis e 180 mila euro per ogni assessore. La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti dell’Abruzzo ha, però, assolto i sei ex amministratori non ritenendo sussistente l’elemento della colpa grave:
“Il dottore Barusso – recita il dispositivo – non aveva alcun obbligo di comunicare i fatti (la nomina a Trieste) ritenuti lievi e non accertati, che poi hanno dato luogo al provvedimento di revoca.”
Il collegio esclude una condotta connotata da colpa grave perché Eduardo Barusso non é un “uno qualunque” ma vanta un impressionante curriculum ricco di esperienze. Il commento dell’ex presidente De Dominicis affidato ad una nota:
“Definitivamente pronunciando, respinta ogni contraria istanza, eccezione o deduzione: assolve Giuseppe De Dominicis”. Con queste parole, scritte nella sentenza della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Abruzzo, si chiude per me e non solo per me, una lunga vicenda che, pur nella consapevolezza del mio corretto agire, mi ha costretto ad attraversato momenti difficili. La sentenza della magistratura contabile mi restituisce quella tranquillità e quella serenità che avevo sempre avuto nella gestione del bene pubblico nel periodo in cui ho ricoperto responsabilità di governo. Non mi sarei mai perdonato anche la sola idea di aver potuto procurare un danno alla collettività per mia colpa; avendo agito, in tutta questa vicenda, così come ho sempre fatto, nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti, oltretutto suffragato da atti e pareri interni ed esterni che hanno accompagnato il mio agire. Posso finalmente dire che la mia esperienza politica si è conclusa senza una benché minima “macchia”, pulito come ne sono entrato. E vorrei ringraziare, per questo, le tantissime persone che mi sono state vicine in questo difficile periodo, oltre al mio avvocato Giulio Cerceo, la cui grande competenza e professionalità si sono rivelate preziose. Un messaggio, infine a quanti (ma per la verità sono stati davvero pochi…) hanno cercato di speculare su questa vicenda: in uno stato di diritto, per fortuna, le sentenze le scrivono i giudici e non qualche toga improvvisata come il consigliere regionale Leandro Bracco, che ancorché non richiesto, si era autoproclamato custode della pubblica moralità. E dal quale, oggi, sarebbe lecito attendersi pubbliche scuse.”