All’indomani dell’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico i sindacati e i lavoratori abruzzesi della Mercatone Uno sono delusi e sperano che in occasione della prossima riunione al Mise, fissata per il 31 luglio, arrivino finalmente le risposte che attendono.
Attivare un tavolo di crisi permanente e costante al Ministero dello Sviluppo Economico e avviare il confronto con il Ministero del Lavoro sull’ammortizzatore sociale ai limiti della sostenibilità economica. Sono le richieste avanzate dai sindacati di categoria e da una delegazione di lavoratori ex Mercatone Uno ricevuti ieri al Mise dalla responsabile della struttura per la crisi di impresa Chiara Cherubini. Dopo che lo scorso mese di maggio il tribunale fallimentare di Milano ha dichiarato il fallimento di Shernon Holding srl, la società che nell’agosto del 2018 aveva acquistato Mercatone Uno, nota catena italiana della grande distribuzione di mobili, i lavoratori si sono ritrovati con la spada di Damocle sulla testa. Sono 1860 a livello nazionale e oltre 120 in Abruzzo.
Ieri intanto al tavolo non era presente il ministro del lavoro Luigi Di Maio spiega il segretario generale della Uiltucs Abruzzo Alberto Stampone il quale ricorda che il 31 dicembre del 2019 scadrà la cassa integrazione e che le operazioni di cessione dovranno chiudersi perentoriamente entro quella data. Intanto la prossima settimana è previsto un nuovo incontro in Regione Abruzzo per continuare il dialogo su una possibile ricollocazione dei lavoratori in altri ambiti e progetti occupazionali ed imprenditoriali.
Il 31 luglio, invece, a Roma si discuterà dalla cessione dei negozi e i sindacati ribadiscono che è urgente il tavolo di crisi e che c’è tempo fino al 31 ottobre per la presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisto dell’intero o di parte del gruppo.
I sindacati erano impegnati nel presidio organizzato davanti il Mise per continuare a tenere accesi i riflettori sulla vertenza che rischia di trasformarsi in un vero e proprio dramma sociale in assenza di soluzioni certe e tempestive sulle prospettive occupazionali e sull’emergenza reddituale dei 1860 lavoratori coinvolti, che ricevono importi di sostegno al reddito al di sotto del reddito di cittadinanza.
Per Filcams, Fisascat e Uiltucs sarà anche necessario che il Mise “Si faccia carico di ricercare soluzioni alternative e/o di politiche attive, qualora non vi fossero offerte per tutto o parte del compendio aziendale. La mancanza di attenzione sulla vicenda, riscontrata anche ieri per mancanza di decisori politici, lascia presagire infausti destini ai quali i sindacati si opporranno fermamente”.